La memoria corta di chi non ha voluto che i referendum costassero molto meno

La memoria corta di chi non ha voluto che i referendum costassero molto meno
Caro Direttore, Veneto e Lombardia sono regioni ricche senza dubbio ed i loro cittadini benestanti ben oltre la media del resto d'Italia, se possono permettersi di spendere la...

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Caro Direttore,
Veneto e Lombardia sono regioni ricche senza dubbio ed i loro cittadini benestanti ben oltre la media del resto d'Italia, se possono permettersi di spendere la bellezza di circa 50 milioni per un referendum, quello del 22 ottobre prossimo, tanto inutile quanto simpaticamente surreale. Il quesito, l'unico non cassato dalla Corte Costituzionale recita: «Vuoi che alla regione Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?». Che, se vogliamo, suona come «Vuoi tu bene alla tua mamma?». Certo che sì, è l'ovvia risposta e non c'era proprio bisogno di buttare quella vagonata di euro. Ad urne chiuse quindi non avremo affatto l'autonomia del Trentino o del Friuli, per fare 2 esempi, ma saremo come siamo ora, solo con le tasche più vuote per un divertissement, uno sfizio che abbiamo voluto toglierci, alla faccia del resto del Paese, tanto per dire a tutti «noi possiamo, voi no, chè noi i schèi li abbiamo pure per divertirci così, voi no». Avessimo ragionato, invece di scherzare, quei soldini li avremmo spesi assai più proficuamente, magari per rimettere gli insegnanti di sostegno nelle scuole o per qualche treno e bus in più per i pendolari o per eliminare le transumanze dei malati, anziani e disabili in specie, da un capo all'altro delle ULS venete per avere terapie ed assistenza possibilmente ante mortem.

Vittore Trabucco
Treviso


Caro lettore,

la sua posizione rispecchia quella di alcuni settori, minoritari, del Pd. Una posizione dunque del tutto rispettabile ed autorevole. Però andrebbe anche ricordato, quando si parla di costi dei referendum, che sia Veneto che Lombardia proprio per contenere le spese in più di un'occasione hanno chiesto al governo di far svolgere i referendum sull'autonomia in contemporanea ad altre consultazioni elettorali o insieme al referendum sulla riforma istituzionale. In questo modo i due referendum regionali sarebbero costati poco o nulla. Non c'era nessun ostacolo procedurale o formale che impediva l'abbinamento del voto consultivo sull'autonomia ad un voto amministrativo o a quello per un altro referendum. Era solo una scelta politica. E la scelta del governo guidato allora da Matteo Renzi fu sempre quella di negare l'abbinamento. Ebbene non ricordo allora proteste da parte di coloro che oggi si inalberano per i costi del referendum. Ma si sa: la memoria corta in politica è una patologia molto diffusa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino