Reddito di cittadinanza figlio dell'assistenzialismo, non combatterà né la povertà né l'indigenza

Reddito di cittadinanza figlio dell'assistenzialismo, non combatterà né la povertà né l'indigenza
Caro Direttore, secondo le stime dell'INPS la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza sarà di più di due milioni di persone, compresi gli evasori e i...

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Caro Direttore,

secondo le stime dell'INPS la platea dei beneficiari del reddito di cittadinanza sarà di più di due milioni di persone, compresi gli evasori e i lavoratori in nero. I furbetti, come già dimostrato in questi giorni visto l'aumento vertiginoso di cambi di residenza e di separazioni fittizie, sono già all'opera e l'INPS ha già dichiarato di non avere gli strumenti per poter fare delle verifiche preventive serie soprattutto sul patrimonio mobiliare, essenziale per capire a chi spetta il beneficio. Ci si troverà dunque nella situazione per cui, a posteriori, dopo avere erogato il reddito di cittadinanza si dovranno fare delle impensabili azioni di recupero per importi attorno a diecimila euro nei confronti di famiglie che non sono particolarmente benestanti. Meglio sarebbe partire con il reddito solo una volta che si è in grado di fare dei controlli efficaci. Purtroppo questo non è possibile perchè i 5stelle hanno puntato tutte le loro fiches su questo provvedimento e le elezioni europee sono ormai alle porte.

Renzo Bulbarella
Torreglia (Padova)


Caro lettore,


vorrei essere smentito ma temo che il reddito di cittadinanza sarà un flop o un disastro. Un flop perché non funzionerà a causa della sua macchinosità o un disastro perché non combatterà né povertà né indigenza, ma accrescerà il numero di persone che vivono di assistenzialismo pubblico senza preoccuparsi di cercare un lavoro o peggio ancora lavorando ma in nero. Aiutare le persone in stato di bisogno è un dovere ed un compito di chi governa. Ma la filosofia su cui si fonda il reddito di cittadinanza è un'altra: quella che lo Stato può e deve sostenere chi non lavora. Non importa quali siano le ragioni. Perché non trova lavoro vicino a casa, perché l'impiego trovato non incontra le sue ambizioni, perché non si ritiene pagato a sufficienza. La legge varata, rispetto alla formulazione iniziale, ha introdotto molti correttivi per evitare che furbi, furbetti e malandrini ne approfittino. Ma il reddito di cittadinanza resta figlio di una cultura neo-assistenzialista che prescinde dal lavoro come priorità nella vita di una persona. Forse dovremmo augurarci che non funzioni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino