Sulle Popolari venete autocritica da parte di tutti

Sulle Popolari venete autocritica da parte di tutti
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Caro Direttore,
la lettera del notaio Battista Parolin ed anche la sua risposta, commento, mi spingono a chiarire per punti:

1- all'interno di uno stato civile che trova nella costituzione le regole di convivenza, non ci dovrebbero essere né battaglie, né guerre, sulla pelle dei cittadini che confidano, pagandoli profumatamente, su meccanismi e strumenti di controllo che li dovrebbe tutelare.
2- nella vicenda delle popolari venete si devono, grossolanamente, individuare due momenti, altrettanto determinanti: A- il periodo della vecchia gestione ante 2015; B- il periodo di salvataggio post 2015, periodo Atlante e altri agenti del governo. Vi è un comune elemento nei due tempi: la mancanza di efficaci controlli ed iniziative da parte dello Stato o chi per esso.
3-la posizione servile di stampa e notabili che per ragioni di debito, per opportunismo, speriamo anche per cosciente scienza, hanno condotto i risparmiatori ad un disastro ignoto al mondo occidentale.
4- Il governo ha fatto approvare una legge che in qualsiasi paese normale avrebbe portato tutto il popolo in piazza, mentre in Italia quelli che dovrebbero essere i sorveglianti del potere, fanno finta di non vedere ed indicano la viltà quale utile virtù.
In tale contesto i risparmiatori, anzi meglio, quella parte di essi che non si è ancora lasciata imbonire, cercano di far valere i loro diritti e difendere valori che appartengono a tutta la collettività. Tale resistenza alla prepotenza della politica e della finanza è indigesta e quindi vengono scatenate azioni ed argomentazioni finalizzate a demolire le associazioni dei risparmiatori non allineate con il potere governativo.
Ai tanti sapienti che indicano le associazioni dei risparmiatori non allineati quali responsabili della perdita di chance per coloro che non hanno aderito alla transazione, vorrei invitare ad approfondire il tema della revocatoria fallimentare ed a riflettere che il portato normativo sopravanza, in un paese ove ancora esiste legalità, il parere del politico di passaggio.
Il presidente avv. Andrea Arman
Coordinamento associazioni
banche popolari venete don Enrico Torta


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Caro avvocato,

abbiamo sempre seguito con attenzione l'attività delle vostre associazioni, mi permetta però di replicare al suo lungo scritto con almeno due pacate considerazioni. Nessuna pretesa da parte nostra di ergerci a sapienti. Ma soprattutto quando si parla di economia i numeri hanno la loro importanza. E in questo caso i numeri dicono che chi ha aderito alla proposta di rimborso ha incassato il 15 per cento del capitale investito, chi non l'ha fatto non ha incassato nulla e a questo punto ha pochissime probabilità di vedersi restituire anche pochi euro. Il resto sono ipotesi e supposizioni. Quanto alle colpe della stampa abbiamo già scritto, anche in questa rubrica, che i giornali hanno certamente la responsabilità di non aver colto per tempo i molti problemi che si celavano dentro i bilanci e le pratiche delle due ex popolari. Ma vorremmo anche ricordare che non siamo stati noi giornalisti a confermare entusiasticamente per lunghi anni alcuni personaggi ai vertici delle due banche, né eravamo noi giornalisti a sedere nei consigli d'amministrazione. Ciò comunque non ci assolve ed è giusto che facciamo, per la parte che ci compete, la nostra autocritica. In ciò vorremmo non essere però da soli. Prima di rispondere alla sua lettera ho consultato l'archivio e mi sono riletto le cronache di alcune riunioni di soci dei vari comitati e associazioni. Ho riletto analisi e accuse del tutto condivisibili, ma anche tanti proclami, annunci di soluzioni o di azioni decisive: tutto rimasto lettera morta o risoltosi in un nulla di fatto. Con buona pace dei soci. Ecco, anche su questo qualche riflessione andrebbe fatta.

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Il Gazzettino