Vaccini, vaccinati e ristoranti: breve dialogo con Carlo Nordio sulle ultime decisioni del governo

Carlo Nordio
Caro Direttore mi spoglio del mio gradevole compito di commentatore, perché non riesco a capire una cosa. Il governo consente la riapertura dei ristoranti pranzo e cena...

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Caro Direttore
mi spoglio del mio gradevole compito di commentatore, perché non riesco a capire una cosa. Il governo consente la riapertura dei ristoranti pranzo e cena purché all'aperto. Nelle nostre bellissime città venete questi locali sono pochi, e comunque esposti ai capricci delle intemperie che, in questa stagione, particolarmente mutevoli. Domanda: poiché una buona dose di anzianotti e non solo è già protetta dal vaccino, perché non consentire la prenotazione anche all'interno, previa esibizione del certificato medico? Si risponde: perché il vaccinato può - almeno sembra - contagiare. Già. Ma se consenti l'accesso solo ai vaccinati, per definizione non contagi nessuno. Ho una grande stima nella razionalità del presidente Draghi (un po' meno in quella di altri ministri) e quindi la colpa è mia. Sono certo che saprai darmi una risposta. Un caro saluto anche a tutti i nostri lettori.


Carlo Nordio


Caro Carlo,
temo di deluderti: non ho adeguate competenze per dare una risposta scientifica al tuo quesito. E non ha una sufficiente attitudine a complicare le cose semplici, per comprendere la genesi di talune decisioni. Posso avanzare qualche ipotesi.
Numeri alla mano, forse il gioco non vale la candela. Neppure per i ristoratori. Mi spiego: attualmente in Veneto, cioè in una delle regioni italiane dove si sono somministrate più vaccini, ha ricevuto le due dosi previste solo il 7,8% della popolazione, poco più di 380mila persone, una quota non marginale delle quali sta in casa di riposo o appartiene alla categoria dei fragili, che è difficile immaginare come frequentatori assidui e abituali di bar e ristoranti, ancorché al chiuso. Dunque il rischio, per i locali, sarebbe quello di doversi organizzare per gestire spazi, quelli interni, che rimarrebbero poi inesorabilmente vuoti. In realtà spero anch'io che questa norma sui ristoranti possa essere ripensata. Ma in modo diverso. Perché almeno a queste latitudini, aprire i ristoranti solo all'aperto equivale, in questo periodo, a tenerli chiusi in larga parte.


Non solo perché circa la metà non dispone di plateatici o giardini da usare allo scopo, ma anche perché le temperature e le bizzarrie atmosferiche da queste parte sono, nell'attuale stagione, ben note. Leggo che si parla di anticipare a metà maggio la possibilità di aprire per tutti, almeno a pranzo. Credo sarebbe preferibile. Contagi permettendo, ovviamente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino