La burocrazia sa essere efficiente e velocissima. Genova lo dimostra. Ma perché altrove non accade?

La burocrazia sa essere efficiente e velocissima. Genova lo dimostra. Ma perché altrove non accade?
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Caro Direttore,
dal sito openpolis.it apprendo che i 13 decreti legge emanati fin qui, necessitano di 165 decreti attuativi che coinvolgono 17 Ministeri di cui 36 del Ministero dell' Economia. Alla data 16 giugno, il cura Italia (quello di febbraio) conta 16 decreti attuati e 20 no. Quello rilancio, ancora in Parlamento, ne ha realizzati 9 e 94 in divenire. Di tutti quelli da realizzare, 7 sono scaduti. La mia convinzione è che vivendo in momenti eccezionali, questi siano da affrontare con strumenti eccezionali e non con il solito tran-tran. È impossibile che il Governo non si renda conto di questo. E allora, come ne usciamo?


Gino De Carli

Caro lettore,

come ne usciremo e quando ne usciremo, proprio non lo so. Ma basterebbe osservare cosa è successo a Genova per capire che anche in Italia esiste la strada per fare le cose, farle bene e senza continui rinvii. Con la ricostruzione del ponte Morandi è avvenuto esattamente questo. Nonostante il coronavirus, il nuovo viadotto è stato realizzato nei tempi previsti, senza l'ombra di scandali o la zeppa di qualche, immancabile ricorso. E si badi bene: a Genova, al contrario di quanto qualcuno ha detto, non è avvenuto nessun miracolo. Perché non si è fatto ricorso a leggi su misura o a provvedimenti eccezionali. Non è sceso in campo nessun super manager straniero. Si sono usate e rispettate le norme esistenti nel nostro Paese. Hanno operato uomini e aziende di società italiane, pubbliche e private. L'unica vera differenza, rispetto a una normale gara, è stata la possibilità di ricorrere al codice europeo degli appalti derogando da quello italiano e ciò ha certamente consentito di ridurre i tempi, soprattutto nella fase di assegnazione dei lavori. A Genova però è successo anche qualcos'altro. E lo ha spiegato Ugo Salerno, l'amministratore delegato di Rina, la società genovese che ha curato la direzione dei lavori del nuovo viadotto. Sulla spinta dell'emergenza e anche della tensione positiva che la ricostruzione ha generato, l'opera, ha detto Salerno intervenendo ad un programma tv, ha potuto contare «sulla velocissima risposta da parte del sistema burocratico». Velocissima, avete letto bene. Quindi questo significa che la burocrazia, se vuole e se è ben indirizzata, sa essere efficiente e puntuale e se del caso, prodursi anche in efficaci colpi di reni. C'è da chiedersi se è proprio necessario che crolli un ponte perchè avvenga ciò che dovrebbe rappresentare ( quasi) la normalità. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino