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Carissimo direttore,
come essere umano e como padre non posso nemmeno lontanamente immaginare la sofferenza, il terrore, il dolore che ha provato il piccolo Di Matteo rapito, segregato, strangolato e al fine sciolto nell'acido da Giovanni Brusca. La scarcerazione di quest'individuo, che i suoi compari mafiosi chiamavano u verru per sottolinearne la crudeltà, è un fatto oggettivamente comprensibile nell'ottica del contrasto alla criminalità organizzata attraverso il pentitismo ma umanamente non accettabile. Ho sentito in tv alcuni magistrati ed esponenti della sinistra difendere questa scelta per motivazioni investigative e di difesa dei diritti umani. Ma le chiedo: è ragionevole che una democrazia possa attuare una politica in campo giudiziario così impopolare e non condivisa dalla maggioranza dei cittadini-elettori? Non ci si può stupire se, alla prima elezione utile, il populista di turno dovesse stravincere.
Lorenzo Martini.
Stanghella (Pd)
Caro lettore,
la scarcerazione di Brusca con i diritti umani non c'entra nulla: l'unico diritto che questo mafioso assassino aveva era di stare in carcere a vita.
Il Gazzettino