Ancora su "Bella Ciao" e lo strano destino di una canzone "unitaria" che continua a dividere

Ancora su "Bella Ciao" e lo strano destino di una canzone "unitaria" che continua a dividere
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Egregio Direttore,
perché demonizzare Bella ciao? Da un po' di anni a questa parte, in occasione del 25 Aprile, è sempre la solita solfa. Io ho avuto modo di cantarlo fin da fanciullo in ogni uscita di gruppo, durante le scampagnate o le gite in montagna e posso garantire che non frequentavo gruppi legati a fazioni di sinistra, bensì religiosi o parrocchiali. Più tardi, quando ho avuto modo di essere fra gli organizzatori delle sfilate mestrine del 25 aprile, dove Anpi e Fivl sventolavano assieme le loro bandiere, nessuno s'è mai peritato di mettere all'indice questo canto tradizionale. Oggi si adduce a pretesto che è stato strumentalizzato e perfino un sindaco arriva a togliersi la fascia per poterlo cantare. Ridicolo! Se è per quello anche Papaveri e papere fu tacciato di pesanti sottintesi politici, eppure non s'è smesso di cantarlo. Oggi si trasmette di tutto e si fa satira esplicita, più o meno di parte, attraverso le canzoni, ma nessuno si sogna di zittirle. La polemica invece resiste suBella ciao, che alla fin fine è la più unitaria. Chissà perché.

Plinio Borghi
Mestre


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Caro lettore,

il destino di Bella Ciao è emblematico dei paradossi in cui la storia del nostro Paese si trova spesso imbrigliata. Bella Ciao non è stata la canzone della Resistenza italiana. Come si ricorda anche in uno dei più bei libri su quel periodo, Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio, le brigate partigiane, in larga parte egemonizzate dal Pci, avevano eletto a loro inno altri testi, primo fra tutti Fischia il vento. Bella Ciao non faceva parte del repertorio canoro della sinistra e non ne farà parte per diversi decenni nel Dopoguerra. Nei cortei del 25 aprile era cantata solo nei settori in cui sfilavano i partigiani bianchi e il segretario della Dc Benigno Zaccagnini la faceva suonare alla conclusione dei lavori delle assisi di partito. Allora sotto le bandiere rosse riecheggiavano altre note. La svolta avviene nel 2002 quando Michele Santoro in una puntata della trasmissione Sciuscià la intona polemicamente all'inizio di una puntata dedicata alla libertà di informazione, dopo le dure dichiarazioni di Berlusconi contro lo stesso Santoro, Biagi e Luttazzi. Da quel momento il destino di Bella Ciao cambia. La canzone diventa prima l'inno semi-ufficiale dei cosidetti girotondi( il movimento anti-berlusconiano guidato da Nanni Moretti), poi assurge al ruolo di canzone prediletta della sinistra post-comunista, rimasta orfana di melodie storiche come Fischia al Vento e Bandiera Rossa. Personalmente credo che Bella Ciao mantenga tutto il suo valore storico, la sua attualità e la sua forza di canzone della memoria e della libertà. Ma, a torto o a ragione, qualcuno ritiene che una parte politica si sia appropriata di questa melodia e, quindi, non la sente più come propria. O non la vive come un inno unitario. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino