Perché "Bella ciao" continua a far discutere i nostri lettori, suscita emozioni, ricordi e reazioni (molto) contrastanti

Perché "Bella ciao" continua a far discutere i nostri lettori, suscita emozioni, ricordi e reazioni (molto) contrastanti
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Egregio Direttore,
in riferimento alla lunga e dettagliata lettera del Sig. Bonaldi del 24 gennaio) vorrei ricordare che una rubrica di Radio Capodistria fino alla scomparsa di Tito trasmetteva brani musicali richiesti da ascoltatori italiani. Tra i pezzi più gettonati figuravano Bandiera rossa, L'internazionale e Fischia il vento, urla la bufera. Bella ciao era ignorata.


Sergio Chieregato
Venezia


Caro lettore,


è curioso e significativo il numero di opinioni e commenti che ci state inviando su Bella Ciao. Eppure non c'è nessuna ricorrenza ravvicinata nè notizia d'attualità che lo giustifichi. Evidentemente la popolarità ma anche e soprattutto il discusso valore politico assunto da Bella Ciao, suscitano in molti di voi reazioni contrastanti, emozioni, ricordi. Anche io ne conservo alcuni. Uno soprattutto: esattamente come accadeva a Radio Capodistria, negli anni 80, durante le manifestazioni celebrative del 25 aprile, nei settori dei cortei legati ai partiti di sinistra non si ascoltava mai Bella Ciao. Piuttosto Fischia il Vento o Bandiera Rossa. Per sentir intonare e risuonare Bella Ciao bisognava attendere la parte del corteo che radunava e ricordava i cosiddetti partigiani bianchi, cioè i movimenti cattolici che avevano combattuto la Resistenza. Cosa è poi accaduto? Che per la sinistra e in particolare per gli ex Pci, alcune canzoni sono diventate scomode, perché intimamente legate a una stagione politica, quella del legame fraterno con il comunismo sovietico, che andava chiusa e archiviata. E così anche le note di Fischia il vento o Bandiera rossa sono finite nel dimenticatoio, sepolte sotto le tragedie e il fallimento del cosiddetto socialismo realizzato. Anche Bella ciao per alcuni anni ha goduto di scarse fortune, poi è stata rispolverata e trasformata prima in inno anti-berlusconiano e poi in una sorta di colonna sonora di ogni manifestazione di sinistra. Un'efficace operazione di marketing politico: Bella ciao è popolare ed orecchiabile, richiama valori universali, ricorda la Resistenza senza però essere mai stata davvero una canzone partigiana. Ideale dunque come inno di un variegato mondo post-ideologico progressista. Che, infatti, in Italia e non solo, l'ha trasformata in una propria canzone-manifesto. Nulla di male, ovviamente. È il destino di molte canzoni diventare qualcosa di molto diverso da ciò per cui erano state composte. Ma è anche normale che chi, in questa sinistra da bella ciao non si riconosce, non gradisca che una parte politica si sia appropriata di una canzone che dovrebbe e potrebbe essere patrimonio di tutti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino