Banfi all'Unesco? Non è strano che un movimento creato da un comico nomini un altro comico

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Egregio direttore,
vorrei ricordare qualche nome fra i componenti delle commissioni nazionali presso l'Unesco. Austria: Sabine Haag, anglista, americanista, storica dell'arte, direttore generale museo di Vienna Regno Unito: Colin Mc Inness, massimo esperto di sonde spaziali a vele solari, professore università di Glasgow. Francia: Daniel Janicot, consigliere d'amministrazione biblioteca centro Pompidou-Parigi, vicepresidente biblioteca di Francia, presidente consiglio amministrazione del centro d'arte contemporanea di Grenoble, responsabile restauri Ermitage e teatro Bolshoi. Germania: Christoph Wulf, professore universitario, antropologo di fama internazionale, professore honoris causa Università di Bucarest, componente consiglio scientifico dell'Istituto nazionale ricerche pedagogiche di Parig/Lione e del centro per ricerche culturali di Vienna, ecc. Italia: Lino Banfi. È pur vero che con tutti i problemi che abbiamo in Italia la decisione di Di Maio sulla nomina del buon uomo di Banfi all'Unesco non è fra le più significative per la nostra vita, però... Vuoi vedere che, sotto sotto, nelle parole di Macron c'è qualcosina di vero?


Piero Zanettin 
Padova




Caro lettore,

la nomina di Lino Banfi nella commissione italiana dell'Unesco è stata una decisione quanto meno estemporanea. Ma a ben pensarci, ha una sua coerenza. Che un movimento politico creato da un comico (Beppe Grillo) nomini un altro comico (il simpatico Lino nazionale) in un consesso culturale, non è poi così sorprendente. Diciamo che è una scelta figlia dei tempi e del clima politico. Non credo sia il caso di scandalizzarsi oltre misura. Tantopiù che Banfi un risultato l'ha già ottenuto: accendere i fari sul comitato italiano per Unesco, organismo di cui la stragrande maggioranza degli italiani ignorava del tutto l'esistenza. Quanto poi al confronto con altri Paesi, eviterei di autoflagellarci. Forse è il caso di ricordare che il comitato Unesco italiano dove il comico pugliese andrà a sedersi, è presieduto da Franco Bernabè, uno dei manager italiani più quotati all'estero, con all'attivo la guida di gruppi come Eni e Telecom ma anche la presidenza della Biennale di Venezia e quella, per un decennio, del Mart, il museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto. Un curriculum che, mi pare, non abbia proprio nulla da invidiare (anzi...) a quello del pur autorevole vicepresidente della Biblioteca di Francia o della direttrice generale del museo di Vienna. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino