Le provocazioni "sporche" di certi ambientalisti sono un autogol per almeno tre motivi

Le provocazioni "sporche" di certi ambientalisti sono un autogol per almeno tre motivi
Egregio direttore, siamo giunti a questo: per far parlare dell'allarme clima si sporca la sede del Senato. Era già...

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Egregio direttore,


siamo giunti a questo: per far parlare dell'allarme clima si sporca la sede del Senato. Era già successo anche con alcune famose opere d'arte in diversi musei internazionali. Ora cambia l'obiettivo ma il risultato è sempre lo stesso: sporcare e far parlare di se. Dicono che gli autori di queste bravate siano arrivisti ambientali. O meglio: loro si considerano tali. Per me sono solo vandali che cercano di farsi pubblicità.
Andrea Nicastro
Padova


Caro lettore,
non credo che il problema sia etichettare gli autori di questi gesti. Ma piuttosto quello di valutare gli effetti delle loro iniziative. Perché ho molti dubbi sul fatto che imbrattare opere d'arte e sedi istituzionali come il Senato o bloccare il traffico delle tangenziali o del Ponte della Libertà a Venezia, giovi alla causa di chi combatte davvero la (giusta) battaglia per l'emergenza climatica e le insidie che minacciano l'ambiente del nostro pianeta. Anzi penso che questi attivisti dell'ambientalismo duro e puro ottengano il risultato esattamente contrario. Primo, perché sporcare per sensibilizzare l'opinione pubblica su un ambiente più pulito, più che una provocazione è una palese ed evidente contraddizione. Secondo perché con questi gesti clamorosi si fa il gioco di chi, in fondo, pensa che emergenza climatica e sostenibilità del pianeta siano sopratutto slogan figli di una scelta ideologica ed estremista e non invece problemi reali che riguardano tutti noi molto da vicino. Terzo perché si rischia di parlare più di queste provocazioni e dei loro autori (per condannarli, stigmatizzarli, criticarli) che delle vere questioni ambientali ed energetiche. Proprio ciò che non dovrebbe accadere.
      
 

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Il Gazzettino