Gli sfregi alla generosità degli alpini meritano disprezzo ma dobbiamo sforzarci di distinguere tra russo e russo

Gli sfregi alla generosità degli alpini meritano disprezzo ma dobbiamo sforzarci di distinguere tra russo e russo
Caro Direttore, l'Associazione Nazionale Alpini negli anni scorsi aveva donato alla Russia, quale segno di amicizia e superamento della contrapposizione bellica del 1942, un...

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Caro Direttore,
l'Associazione Nazionale Alpini negli anni scorsi aveva donato alla Russia, quale segno di amicizia e superamento della contrapposizione bellica del 1942, un asilo per la frequenza di 180 bambini nella zona che fu sede del Comando del Corpo d'Armata Alpino (Rossosch) ed un ponte in quella Nikolajewka della tragica ritirata (Ponte dell'Amicizia).


Oggi giunge notizia (Il Gazzettino ne dà conto) che i simboli del dono sono stati imbrattati e sfregiati... Avevo qualche giorno fa immaginato che ci fosse uno scollamento fra l'invasione dell'Ucraina ed il sentimento della pancia della nazione russa per analogia con i diffusamente documentati episodi di carità umana di donne russe delle isbe verso i congelati Alpini in rotta da quella sciagurata partecipazione italiana a campagna sul Don del 1942/43. Ahimè devo ricredermi.
Marco Anelli


Caro lettore,
anche quando l'insensatezza e la crudeltà raggiungono livelli impensabili, bisogna evitare di generalizzare. Occorre, per quanto sia difficile, sforzarsi di distinguere. Coloro che hanno divelto e sfregiato quel cippo, simbolo di pace e di ritrovata amicizia fra i popoli, meritano solo il nostro disprezzo per la disumanità e la cieca violenza di cui hanno dato vigliaccamente prova.
Ma sarebbe un errore far discendere da questo, come dagli orrori che questo conflitto ci consegna quotidianamente, una condanna per chiunque sia russo o per tutto ciò che è russo. Le guerre annullano le differenze, trasformano tutti in nemici. Dobbiamo avere la forza di sfuggire a queste orrende semplificazioni e mantenere la nostra capacità di distinguere. Nonostante tutto. Certamente ciò che è accaduto a Rossosch ci fa però capire quali siano le conseguenze, anche all'interno della Russia, della dottrina Putin e quanta violenza e odio lo zar di Mosca abbia diffuso tra la sua gente. Una ferita che anche a guerra conclusa non sarà facile da rimarginare.
 

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Il Gazzettino