Fascismo, antifascismo e "cattive maestre": qualche domanda al sindaco di Treviso e ai suoi colleghi

Fascismo, antifascismo e "cattive maestre": qualche domanda al sindaco di Treviso e ai suoi colleghi
Egregio direttore, alcuni sindaci del nostro territorio, tra cui Treviso e Vicenza, hanno emanato o progettano di emanare regolamenti che vietano manifestazioni pubbliche a chi...

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Egregio direttore,
alcuni sindaci del nostro territorio, tra cui Treviso e Vicenza, hanno emanato o progettano di emanare regolamenti che vietano manifestazioni pubbliche a chi non si dichiara anti-fascista. Qualcuno ha urlato allo scandalo e alla negazione del diritto di espressione. A me pare che invece queste siano scelte coerenti con quanto recita la nostra Costituzione. Lei cosa ne pensa?

L. P.
Venezia


Caro lettore,

la Costituzione italiana vieta la ricostituzione anche sotto altre forme del disciolto partito fascista, ma non impone a ogni cittadino di dichiararsi anti-fascista e neppure postula che chiunque debba abiurare il ventennio mussoliniano. L'apologia di fascismo è un reato secondo il nostro codice penale, ma questo non impedisce che qualcuno possa ritenere (sbagliando) Mussolini un grande statista. La mia formazione politica-culturale è lontana anni luce dall'ideologia fascista e non ho problema alcuno a dichiararmi, senza se e senza ma, anti-fascista (come pure anti-comunista). Non credo però si debba aver paura delle idee diverse e lontane o lontanissime da quelle che professiamo. Né penso che sia giusto impedire a qualcuno, nel rispetto delle leggi, di manifestarle. Inoltre vorrei fare alcune domande ai sindaci di Treviso, di Vicenza e agli altri primi cittadini che, come loro, hanno estratto dal cilindro pre-elettorale i regolamenti anti-fascisti. In questi giorni abbiamo visto le incredibili immagini di una esagitata militante che sfilava in un corteo anti-fascista organizzato dai centri sociali e altre organizzazioni contro Casa Pound. La signora, che di mestiere fa la maestra, urlava contro le forze dell'ordine: «Mi fate schifo, dovete morire». Chiedo al sindaco di Treviso e ai suoi colleghi: queste frasi sono coerenti con lo spirito e il dettato della nostra Costituzione? Non ritenete che parole come quelle non siano meno gravi di un saluto fascista? Perché dunque questa signora e i suoi compagni, che non si sono dissociati dalle sue parole, dovrebbe poter godere di diritti democratici che si vorrebbe invece negare a movimenti come Casa Pound e Forza nuova? Attendo (credo inutilmente) qualche risposta. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino