Accoglienza e migranti, le ragioni dei parroci

Accoglienza e migranti, le ragioni dei parroci
Egregio direttore,  molti sacerdoti, interpellati dai Prefetti per una possibile accoglienza di profughi, hanno negato la...

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Egregio direttore, 

molti sacerdoti, interpellati dai Prefetti per una possibile accoglienza di profughi, hanno negato la loro disponibilità, a volte accampando problematiche ridicole.
Vorrei solo ricordare la veemenza con cui alcuni alti prelati si sono, recentemente, scagliati contro cittadini che si sono rifiutati di fare la stessa cosa senza, peraltro, disporre di tutte quelle strutture che oggi risultano nella disponibilità del nostro clero, di cui non voglio fare elenchi, che risulterebbero molto voluminosi.
Deluso faccio notare che nulla sembra cambiato negli ultimi duemila anni: scribi e farisei legano pesi insopportabili sulle spalle della gente e loro non vogliono muovere neppure un dito per aiutarli. Parole di Cristo nel Vangelo di Matteo. A buon intenditore...

Vittorio De Marchi
Albignasego (Pd)

Caro lettore, 

sarei meno severo nei giudizi. Ci sono realtà del nostro territorio che non condividono la politica delle porte aperte a tutti i migranti e, soprattutto nei piccoli centri, non sono favorevoli all'accoglienza diffusa. Giusto o sbagliato che sia, questo atteggiamento non può essere ignorato. Neppure dai sacerdoti, i quali spesso devo occuparsi anche di altre emergenze sociali. I parroci sono pastori di anime e un buon pastore deve saper guidare le sue pecore conoscendone bisogni ed umori. Un parroco deve ascoltare la sua comunità, dialogare con essa, non può opporsi o entrarvi in conflitto frontale. Le gerarchie ecclesiastiche enunciano principi e indicano le vie maestre da seguire, tocca poi ai sacerdoti sul campo sporcarsi le mani e darne applicazione. Molti ci riescono e lo fanno. Altri no. Vanno per questo condannati? Credo che una materia incandescente e complessa come quella dell'immigrazione debba suggerire a tutti buon senso e un approccio non ideologico. Anche il Papa, l'altro ieri, ha parlato di integrazione con prudenza, distinguendo tra chi arriva in fuga dalle guerre e chi arriva alla ricerca del benessere. Forse è il caso di rifletterci. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino