​Il dibattito sull'abolizione dell'abuso d'ufficio: norma costosa per l'utilizzo di risorse ma non efficace sul piano dei risultati

Carlo Nordio
Egregio direttore, per dirla in maniera semplice: la persona corrotta é quella che commette un atto del proprio ufficio, in violazione della legge (es.: concede...

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Egregio direttore,
per dirla in maniera semplice: la persona corrotta é quella che commette un atto del proprio ufficio, in violazione della legge (es.: concede un'autorizzazione edilizia inconcedibile, ecc.): commette un abuso in atti d'ufficio e lo fa in cambio di soldi od altro. Il suo atto illegale se scoperto attiva la giustizia. Se non si dimostra il fatto che ha ricevuto soldi od altro per commettere tale reato, comunque ha commesso un crimine (concesso l'autorizzazione illegittima, ecc.) e risponde per "abuso in atti d'ufficio". Se si cancella il reato d'abuso in atti d'ufficio i corrotti faranno festa...vai a dimostrare che hanno preso i soldi!


dott. Massimiliano Molinari
Venezia


Caro lettore,


mi perdonerà se pur non essendo, al contrario di lei, né un giurista né un penalista, mi permetto di fare un paio di semplici considerazioni. Credo che l'utilità di una legge o di una norma si debba misurare anche sulla sua efficacia, cioè sulla sua capacità di perseguire effettivamente i reati per i quali è stato pensato. Ora sarebbe troppo banale notare che nonostante la presenza dell'articolo 323 del Codice penale, cioè quello che punisce l'abuso d'ufficio, la corruzione in Italia nell'ambito della pubblica amministrazione sia ancora molto diffusa. Il fatto più rilevante è un altro: la larghissima parte dei procedimenti aperti per abuso d'ufficio finiscono nel nulla. Infatti nel 2021 ben 4.400 indagini aperte per abuso d'ufficio su 5.400 sono state archiviate. E del migliaio di procedimenti rimasti in piedi solo 18 si sono risolti con una condanna, in 35 c'è stato un patteggiamento e in altri 9 casi è stato fatto ricorso ai cosiddetti riti alternativi. In altre parole: abbiamo impegnato enormi risorse economiche e migliaia di magistrati, cancellieri, uomini della polizia giudiziaria che potevano essere impiegati per perseguire reati più gravi, per procedimenti che in oltre il 95 per cento dei casi si sono risolti in un nulla di fatto sul piano giudiziario. In compenso molte di queste inchieste hanno avuto la conseguenza di mettere alla berlina o di troncare la carriera a amministratori e funzionari pubblici risultati poi, dopo mesi o dopo anni, innocenti o del tutto estranei ai fatti. Per dirla in maniera semplice: ha senso mantenere una norma così costosa in termini di utilizzo di risorse ma così poco efficace sul piano dei risultati nella lotta alla corruzione? Credo sia una domanda legittima. Anche perché, come lei ben sa, con l'abolizione dell'articolo 323, nel nostro Codice restano altre norme e strumenti che possono essere utilizzate per perseguire i corrotti dentro la pubblica amministrazione. L'abolizione dell'abuso d'ufficio non mi pare un "liberi tutti". E credo sia sbagliato rappresentarla agli occhi dell'opinione pubblica in questo modo. O sbaglio? Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino