​Se finisce in tribunale il "castigo" per i compiti

​Se finisce in tribunale il "castigo" per i compiti
Caro direttore, una mamma esasperata ha legato il figlio alla sedia per convincerlo a studiare. Il bambino ha riferito il fatto a scuola e una zelante insegnante ha sporto...

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Caro direttore,

una mamma esasperata ha legato il figlio alla sedia per convincerlo a studiare. Il bambino ha riferito il fatto a scuola e una zelante insegnante ha sporto denuncia. I fatti risalgono a tre anni fa, a Rovigo. Una scriteriata denuncia ha messo mamma contro figlio. Come si sentirà il figlio? E la mamma come vivrà il rapporto con il figlio?




Anche in caso di assoluzione, per tutti e due resisterà un’ombra. Quell’insegnante ha scambiato un innocuo castigo per tortura, si renderà conto delle conseguenze che ha provocato? Sono da disapprovare i genitori che vogliono insegnare ai maestri a fare il loro mestiere ma anche certi insegnanti che invadono il campo dei rapporti nelle famiglie.



Oscar Marcer

Soligo (Treviso)




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Caro lettore,

lei ha ragione quando afferma che nella nostra società c'è spesso una gran confusione di ruoli. Tuttavia legare alla sedia un figlio per costringerlo a studiare non mi sento di definirlo un "innocuo castigo". Diciamo che è perlomeno una forma di persuasione eccessivamente coercitiva e anche piuttosto violenta.



Ma il punto è un altro: un'insegnante che viene a conoscenza di una realtà di questo genere cosa dovrebbe fare? Disinteressarsene? Far finta di niente perchè tutto ciò rientra nelle dinamiche familiari? Non credo sia giusto neppure questo. Non si può chiedere agli insegnanti di avere un ruolo attivo nell'educazione e nella crescita dei ragazzi e poi pretendere di alzare degli steccati su tutto ciò che succede tra le mura domestiche: che un insegnante si occupi di come e quanto studia un ragazzo a casa non può essere considerata un'invasione di campo.



Ciò che invece lascia davvero stupefatti è che questa vicenda sia finita in tribunale. Come se non fosse possibile risolverla, prima e meglio, in altri modi e in altre sedi. Purtroppo questo è un costume che in Italia negli ultimi tempi è sempre più diffuso. Si fanno denunce su tutto e per tutto. Ogni presunta ingiustizia diventa il pretesto per una causa o un ricorso al Tar. Si va in tribunale per regolare conflitti di ogni genere. A qualcuno questo potrà sembrare un segno di modernità. In realtà è il frutto di una società litigiosa che ha smarrito la capacità di dialogare e di comporre in modo civile i conflitti, piccoli e grandi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino