​Putin vuole indebolire l’Ucraina perchè non si avvicini all’Europa

​Putin vuole indebolire l’Ucraina perchè non si avvicini all’Europa
Caro direttore, quando l'Ucraina ha voluto staccarsi dell'ex Urss, nessuno ha detto una parola, nessuno ha sparato un colpo. Adesso che una regione dell'Ucraina...

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Caro direttore,

quando l'Ucraina ha voluto staccarsi dell'ex Urss, nessuno ha detto una parola, nessuno ha sparato un colpo. Adesso che una regione dell'Ucraina vorrebbe staccarsi, bombe, morti e crisi internazionali. Non è che stavolta, anche se a noi occidentali dispiace, Putin ha ragione? La libertà e l'autodeterminazione dei popoli non sono stupidaggini.




Luigi Pasqualin



Padova




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Caro lettore,

quando l'Ucraina, come altri pezzi dell'ex Unione Sovietica si staccarono dalla Russia, Mosca non potè che prenderne atto: in quel momento la debolezza politica del Cremlino e della sua dirigenza, dopo il crollo irreversibile del modello sovietico, era tale che la Russia non aveva certo la forza nè la capacità per opporsi alla disgregazione dell'ex impero del socialismo reale. Non appena ha potuto, la Russia ha però cercato di riportare sotto la propria sfera di influenza alcuni dei Paesi che nel frattempo erano diventati Stati indipendenti. E lo ha fatto con grande spregiudicatezza, sfruttando soprattutto la sua forza economica, derivata dal gas e dalle materie prime di cui è ricca.



Sull'Ucraina, in particolare, Mosca ha sempre esercitato un'indebita pressione e sfruttato il bisogno di denaro di Kiev per condizionarne la politica interna e le scelte internazionali. La recente crisi ucraina ha del resto origine nel voltafaccia del presidente filorusso Yanukovich. A fine del 2013 Yanukovich decide, a sorpresa, di non firmare il previsto accordo di associazione dell'Ucraina con l'Europa. A fargli cambiare idea sono le pressioni di Putin che mette sul piatto anche un prestito di 15 miliardi per l'indebitatissima Kiev. Peccato che l'opinione pubblica ucraina sia in larga maggioranza favorevole all'accordo con l'Ue e contraria a ritornare sotto l'influenza russa. Da qui le proteste e gli scontri che portano Yanukovich a fuggire e a rifugiarsi in Russia. In Ucraina sale al potere, con il consenso della popolazione, una nuova classe dirigente dichiaratamente filo europea. E Kiev si prepara a siglare entro pochi mesi l'accordo di avvicinamento alla Ue. Ma a quel punto esplode il caso Crimea, regione dell'Ucraina ma a maggioranza russa. La popolazione della Crimea (appoggiata da militari russi senza mostrine entrati clandestinamente in territorio ucraino) si ribella, scende in piazza, chiede e ottiene un referendum che si conclude con un plebiscito a favore del passaggio della Crimea dall'Ucraina alla Russia.



Un grande risultato politico. Ma a Putin non basta. E la ragione è chiara: il capo del Cremlino non ha a cuore nè la libertà nè l'autodeterminazione dei popoli. Persegue un altro obiettivo: fiaccare l'Ucraina e impedirne l'alleanza con l'Europa. Per questo scatena una nuova offensiva per spingere anche altre province dell'Ucraina a forte presenza russa a sollevarsi e chiedere l'indipendenza. Le conseguenze di questa spregiudicata strategia purtroppo le conosciamo: appartengono, con la loro tragica sequenza di morte, alla cronaca delle ultime settimane. Ma in tutto ciò riesce davvero difficile dar ragione a Putin e soprattutto attribuirgli il ruolo di difensore dei diritti dei popoli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino