Per i turisti resterà tutto come prima: chiudere gli occhi, esprime un desiderio e lanciare un soldino nella Fontana di Trevi. Ma la rivoluzione, che ci sarà dal...
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Così, in un clima che sottotraccia, ma nemmeno troppo si fa sempre più teso tra Palazzo Senatorio e Oltretevere, ieri è stato Avvenire (il quotidiano della Cei e quindi dei vescovi) ad affrontare la questione con un titolo in prima pagina («Le monetine tolte ai più poveri»). Il secondo colpo, dopo quello di Lojudice, nel giro di due giorni. A catena, si è scatenata anche la bagarre politica. Prima le opposizioni («Dopo la tassa sul terzo settore, ora le monete di Fontana di Trevi: Raggi e M5S hanno il sociale nel mirino», dice il senatore e segretario regionale del pd Bruno Astorre), poi la stessa Caritas: «C'è preoccupazione ma c'è tutto il desiderio di continuare a collaborare con il Campidoglio», dice il neo direttore don Benoni Ambarus interpellato da Vatican news.
LA SCELTA
In realtà la decisione di internalizzare l'utilizzo di un gettito non trascurabile era stata elaborata già a ottobre del 2017. Il principio è chiaro, quasi elementare: Fontana di Trevi è un bene del Campidoglio e tocca quindi all'amministrazione pubblica gestire i fondi prodotti da quel sito. Ovviamente le monetine non finiranno nel grande calderone delle casse comunali, non saranno iscritte cioè a Bilancio per sostenere spese o lavori generici ma saranno blindate in un'ottica di supporto sociale e culturale nell'interesse della città. Potrebbero alla fine (su questo non è stata ancora presa una decisione ufficiale) essere in parte destinate sempre alla Caritas o ad altri soggetti (anche laici) che si occupano di volontariato.
LE FINALITÀ
Nel testo della memoria di giunta, licenziata lo scorso 28 dicembre, si specifica che ad occuparsi della raccolta sarà Acea (a cui spetta la pulizia delle fontane): «Il ricavato della raccolta si legge dovrà essere destinato in misura prevalente al finanziamento di progetti sociali e per la restante parte alla manutenzione ordinaria del patrimonio culturale».
Il Gazzettino