OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Il grasso, se beige, serve. Le persone che hanno questa forma fisica hanno un peso generalmente distribuito in modo più uniforme e sono considerate meno a rischio di problemi cardiometabolici come le malattie cardiache e il diabete, così come di declino cognitivo, rispetto a chi ha una conformazione «a mela», con il grasso raggruppato intorno al centro del corpo e spesso intorno agli organi interni come il fegato. Gli scienziati hanno dimostrato che le cellule adipose beige sono «indispensabili» per gli effetti neuroprotettivi e antinfiammatori del grasso sottocutaneo, afferma Stranahan, autore corrispondente dello studio. Senza adipociti beige, di fronte a una dieta ricca di grassi, i ricercatori hanno visto il grasso sottocutaneo iniziare ad agire più come pericoloso grasso viscerale, spiega l'esperta già autrice di un lavoro al riguardo. Le cellule beige sono più simili a quelle del grasso bruno, che sono piene delle "centrali elettriche" mitocondri e sono efficienti nell'usare grassi e zuccheri per produrre calore in un processo chiamato termogenesi.
Calcio, difensori più esposti alla demenza: lo studio dell'Università di Glasgow
Per capire cosa succede in assenza delle cellule beige gli scienziati hanno utilizzato topi maschi con un gene specifico eliminato per impedire agli adipociti nel grasso sottocutaneo di diventare beige o imbrunire, rimanendo quindi più simili al grasso viscerale. Con una dieta ricca di grassi, è già stato dimostrato che questi topi sviluppano per esempio diabete più rapidamente di quelli con normali quantità di grasso beige. Gli esperti volevano esplorare il potenziale impatto sui problemi cognitivi. Risultato: i topi senza grasso beige funzionale hanno mostrato una disfunzione cognitiva accelerata durante i test e il loro cervello e il loro corpo hanno indicato una risposta infiammatoria forte e rapida alla dieta ricca di grassi che includeva attivazione delle cellule microgliali, cellule immunitarie residenti nel cervello, che «possono aumentare ulteriormente l'infiammazione e contribuire alla demenza e ad altri problemi cerebrali», evidenziano gli esperti.
Il Gazzettino