La terra si riscalda troppo velocemente: l'Onu spinge il mondo ad agire presto

La terra si riscalda troppo velocemente: l'Onu spinge il mondo ad agire presto
NEW YORK – Il 2018 è stato in Italia l’anno più caldo dal 1800. Ce lo ha detto il Cnr, per l’appunto proprio nello stesso giorno in cui...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

NEW YORK – Il 2018 è stato in Italia l’anno più caldo dal 1800. Ce lo ha detto il Cnr, per l’appunto proprio nello stesso giorno in cui l’Onu pubblicava un vasto e preoccupante studio che lancia un allarme sul continuo surriscaldarsi della terra. A tre anni dalla firma dell’Accordo di Parigi, con il quale i Paesi del mondo si impegnavano a fermare la marcia del termometro non oltre 1,5 gradi Celsius sopra la media pre-industriale, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) creato allora dalle Nazioni Unite, ci ha detto che anche a quel livello di riscaldamento il mondo sarà vittima di terribili catastrofi. E se non fermiamo le emissioni di CO2, quei fenomeni che abbiamo già visto, ma rari e distanziati, diventeranno regolari e frequenti. La siccità che ha portato il Sud Africa a razionare l’acqua durante l’anno, gli uragani Harvey e Florence che negli Usa hanno all’inverso portato tanta acqua che il terreno non l’ha potuta assorbire e le città sono finite martoriate da alluvioni durate settimane, il caldo record che ha attanagliato l’Europa durante l’estate: tutto ciò diventerà la regola (3 gradi in media in più durante l’estate in Europa, ad esempio), ma sarà accompagnata da crisi anche peggiori, con inondazioni costiere, siccità, incendi, la scomparsa delle barriere coralline, diffondersi di malattie, scarsezza alimentare, esodi di masse.  


Lo studio dell’Onu è stato condotto da 91 scienziati di 40 diversi Paesi. Il gruppo era stato convocato dalle Nazioni Unite proprio dopo la firma di Parigi, nel 2015. Il lavoro di questi scienziati doveva essere di presentare alle forze politiche di tutto il mondo le possibili strade da imboccare per salvare il pianeta e l’umanità. Dopo aver studiato 6.000 ricerche e preso in esame 42.000 studi di colleghi, la loro conclusione è stata che salvare il pianeta è possibile, ma richiede drastici e veloci mutamenti nella produzione e nell’uso dell’energia.

Gli scienziati dell’Ipcc ammoniscono che non abbiamo molta scelta, anche perché permettere il surriscaldamento causerebbe danni per 54 trilioni di dollari (cioè 54 mila miliardi di dollari). Se correre ai ripari ci sembra costoso, non farlo lo sarebbe mille, centomila volte di più, per non parlare della perdita di vite umane e di culture distrutte.

Vie di salvezza esistono. Ma – recita il rapporto – «la cooperazione internazionale è assolutamente imperativa». In quest’epoca di nazionalismi e di chiusura, tuttavia, un collettivo sforzo mondiale appare politicamente difficile. Per l’Ipcc si dovrebbe cominciare con vasti progetti per la riduzione delle emissioni inquinanti, abbracciando un deciso passaggio alle energie rinnovabili, anche per il trasporto, con l'uso di auto elettriche. Inoltre ci vorrebbe un più completo e intensivo riciclaggio dei rifiuti, un collettivo risparmio energetico anche attraverso una maggiore efficienza di tutti gli elettrodomestici, un forte sforzo di riforestazione, e - questa è una novità - una riduzione nel consumo della carne.

Si potrebbe anche seguire una strada meno “verde”, e cioè la strategia della riduzione e della rimozione del carbonio dall'atmosfera. La strategia punta su una elevata sostenibilità di tutti i settori produttivi, con il mantenimento delle fonti di energia fossili, ma anche con il ricorso alla “cattura e stoccaggio del carbonio”. Tuttavia, allo stato attuale della scienza, il “carbon capture and storage” è tecnicamente realizzabile, ma solo in misura limitata e ad alti costi. La pratica,che consiste nel “catturare le emissioni inquinanti” alla fonte, e conservarle in contenitori da seppellire sottoterra, sarebbe la soluzione preferita dall’Amministrazione Trump.

Tutti i Paesi dell'Onu hanno accettato e firmato il rapporto. Anche gli Usa, che però hanno sottolineato di non condividere appieno le conclusioni a cui i 91 scienziati sono giunti.


 

 

 

  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino