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Le varianti genetiche potrebbero aggravare ancor di più le condizioni dei malati di Parkinson. Un risultato importante dello studio è che le varianti esaminate possono avere una sorta di effetto cumulativo. «La presenza contemporanea di due o più di queste varianti rare - spiega Teresa Esposito, ricercatrice dell'Istituto di Genetica e Biofisica Buzzati-Traverso del CNR e responsabile del Laboratorio CNR presso il Neuromed, ultimo autore dello studio - si è rivelata associata con un aumento della probabilità di sviluppare il Parkinson nel 20% dei pazienti. Possiamo parlare di un carico di mutazioni crescente che, in futuro, potrebbe portarci a valutare il rischio di malattia proprio attraverso l'individuazione del numero di varianti dannose presenti nel DNA di una persona».
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Questi risultati, commenta Antonio Simeone, Direttore dell'Istituto di Genetica e Biofisica A Buzzati-Traverso, «appaiono promettenti nella prospettiva di perfezionare le tecniche di diagnostica molecolare rivolte a individuare precocemente le persone a rischio elevato.
Il Gazzettino