Torna a sfornare i suoi pandori a Natale la storica Melegatti, che dopo lo spettro del fallimento e il salvataggio in extremis, riparte per la sua 'seconda vità. E...
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«Abbiamo sfornato 500mila pezzi, è stata una corsa contro il tempo, ma volevamo comunque essere presenti per questo Natale» ha detto Gianluca Cazzulo, ad area commerciale di Melegatti.
«Sono due eroi. Parliamo veramente di un tesoro e di qualcosa di unico - dice il presidente di Nuova Melegatti, Giacomo Pezzapria -, che forse ha anche più di 124 anni di storia, perché probabilmente esisteva già prima della fondazione della ditta, utilizzato da Domenico Melegatti nella sua prima pasticceria». In Corso Porta Borsari, lungo il tracciato dell'antico decumano massimo della Verona romana, c'è ancora l'insegna dove un tempo si trovava la pasticceria Melegatti.
E sul palazzo dove tuttora vivono i discendenti di un ramo della famiglia, due pandori in granito, fatti erigere dal patriarca, fondatore di un impero dolciario che negli ultimi anni si era sbriciolato tra beghe familiari, cause ereditarie e una gestione deficitaria. Ora Melegatti è ripartita, riassorbendo 35 dipendenti a tempo indeterminato. «È evidente che non rimarremo a 35», ha sottolineato Roberto Spezzapria, presidente dell'omonimo gruppo, che ha rilevato l'azienda attraverso Sominor srl, società nell'orbita della famiglia berica, che controlla Forgital Group. L'obiettivo della nuova proprietà è di arrivare nel 2019 ad un fatturato fra i 35 e i 44 milioni di euro, ripartendo forte con la campagna di Pasqua. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino