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Il "ritocchino" è all'ordine del giorno ormai, ma bisogna fare attenzione. Il filler di acido ialuronico può scatenare qualche reazione autoimmune perché si tratta di una molecola che, quando viene iniettata, è percepita dall'organismo come qualcosa da elaborare. Per questo, prima di sottoporre un paziente a trattamenti di medicina estetica, è molto importante verificare il suo stato di salute globale e l'eventuale presenza di segnali di autoimmunità, come la presenza degli anticorpi anti-tiroidei. A puntare i riflettori sul rapporto tra filler e malattie autoimmuni sono gli esperti della Società Italiana di Medicina Estetica (Sime), in occasione del 42/mo congresso, da cui arriva anche un monito a diffidare dai trattamenti da prezzi stracciati. Le malattie autoimmuni sono caratterizzate da una disfunzione del sistema immunitario che induce l'organismo ad attaccare i propri tessuti.
A esserne colpite sono soprattutto le donne tra 40 e 60 anni, che sono anche quelle che più di frequente cercano trattamenti di medicina estetica. «Ci siamo chiesti se la presenza di anticorpi si possa accentuare con l'applicazione dei filler. O, ancora, se chi ha familiarità con l'autoimmunità non rischi la comparsa di una risposta autoimmune che prima non aveva», ha spiegato Felice Strollo, presidente dell'Accademia Italiana di Medicina Anti-Aging. E il tema riguarda anche le metodiche utilizzate, che possono anch'esse provocare una risposta immunitaria, come il danno da ago. «Nei prossimi anni - precisa Strollo -andremo ad approfondire le reazioni ritardate all'acido ialuronico in rapporto alle caratteristiche immunitarie, alla cute e al sistema immunitario del paziente».
Il Gazzettino