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Cinquecento anni, forse mille prima di Cristo, all'altro capo del mondo, sulle montagne della Sierra Nevada, un piccolo seme metteva radici e creava una sequoia, un albero che è vissuto attraverso secoli, mentre intere civiltà nascevano e morivano, mentre catastrofi e guerre si succedevano. La sequoia della Sierra Nevada, nota come generale Sherman, dal generale che guidò il Nono Cavalleggeri durante la Guerra Civile, si trova nella Foresta dei Giganti, in California. È l'albero più grande per volume al mondo, alto oltre 83 metri con una circonferenza alla base di 31 metri, ed ha intorno a sé 5 degli altri alberi più grandi esistenti sulla faccia della terra. E il fuoco li minaccia da vicino. La Foresta dei Giganti, , nel Sequoia National Park, esiste da prima che nascessero le civiltà greca e romana, e nel corso di tanti secoli è sopravvissuta a ogni forma di crisi, siccità e incendi, tempeste e storiche nevicate. Eppure da tre anni a questa parte i cambiamenti climatici sono diventati così drastici, che anche questi giganti millenari fanno fatica a sopravvivere.
I PERICOLI
Il caldo record, unito a una siccità oramai annosa, e a continue tempeste con fulmini, ha causato incendi di portata eccezionale, con una forza divoratrice, una temperatura e una velocità che non hanno precedenti.
NUOVI ALBERI
Il tentativo di proteggere le foreste di sequoie potrebbe non riuscire, temono alcuni scienziati. E infatti si sta anche pensando a piantare nuovi semi per i prossimi millenni, perché nel distante futuro l'umanità possa ancora godere di questi alberi. Il problema sta nel capire dove piantarli, visto che la mano dell'uomo ha cambiato i ritmi naturali. Per millenni il nord ovest degli Stati Uniti è stato il territorio ideale, con la sua umidità e il clima sempre fresco. Adesso gli scienziati devono cercare di capire cosa succederà nei prossimi secoli: «Questo è un altro regalo delle sequoie spiega Christy Brigham, amministratrice del Kings Canyon National Park, che confina con il Sequoia National Park ci obbligano a cimentarci con i cambiamenti climatici, a ragionare e immaginare il tempo più in profondità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino