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Oggi è davvero il Blue Monday, il giorno più triste dell'anno? No, non lo è. O meglio, si tratta di una tradizione - angosasslone, poi diventata fenomeno mondiale e che ha preso piede anche in Italia - secondo cui il terzo lunedì di gennaio è considerato una giornata difficile, triste. "Blue", in inglese infatti vuol dire anche “triste” o “depresso”. Tutto nasce da una equazione matematica criticatissima ai giorni nostri, quando l'attenzione sulla salute mentale è particolarmente alta, ma non come meriterebbe.
Cos’è il Blue Monday
Una ricerca dell'Università di Cardiff nel 2015, guidata dallo psicologo Arnall, studiò - partendo dal numero di prenotazioni dei viaggi - quale poteva essere il periodo più triste dell'anno.
La formula matematica
L’equazione semplificata è la seguente: {[W+(D-d)] xTQ} / (MxNa) e include diversi fattori, quali: il tempo (W), i debiti accumulati durante le festività (D), la motivazione (d), la necessità di agire (T), la consapevolezza di dover prendere decisioni (Q), la mancanza di azioni concrete (M), e la necessità di agire per migliorare la propria vita (Na). Tutte variabili - e questa è stata la critica principale nel corso degli anni - piuttosto soggettive e decisamente non scientifiche.
La trovata pubblicitaria
Il Guardian nel 2006 ha ricostruito la vicenda, sostenendo che dietro il Blue Monday altro non c'era che una trovata pubblicitaria. Quella sì, studiata scientificamente, dal canale Sky Trivel. E Arnell, lo psicologo sarebbe infatti uno dei tanti che avrebbe accettato la proposta di promuovere la formula per identificare il «giorno più triste dell'anno», suggerendo l'idea che prenotare una vacanza avrebbe migliorato il benessere emotivo delle persone.
La verità sul Blue Monday
Il 15 gennaio non è un giorno triste né felice, è semplicemente un giorno come un altro. La tristezza infatti non è un sentimento programmabile o che può essere impresso "dall'alto", ma è un'emozione che va accolta, ascoltata e compresa. Magari grazie all'aiuto di un professionista.
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Il Gazzettino