Non passa giorno senza che le centraline dell’ARPAV, lì dove funzionano almeno, non registrino qualche sforamento, e non di poco, dei valori-limite ammissibili per...
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Invece tutto tace e non vi sono misure di sorta, neppure ordinarie, per migliorare la qualità dell’aria e renderla respirabile. Eppure l’Europa ce lo chiede! Ci chiede di applicare le disposizioni della Direttiva 2008/50/CE sulla Qualità dell’Aria imponendo date, valori – limite e valori – obbiettivo per ciascun inquinante e procedure di rilevamento standard, e impegnando ciascun paese membro a redigere propri Piani di Contenimento.
Dov’è allora questo Piano nazionale di Qualità dell’Aria? Dove sono le misure regionali di contenimento degli inquinanti atmosferici in uno dei territori più inquinati d’Italia di cui il Veneto fa parte? Dove le azioni anche emergenziali e a breve termine che competono al primo cittadino, tutore della salute pubblica nel suo territorio?
Quando si tratta di tagliare la spesa pubblica e aumentare le tasse, il ritornello è, “ce lo chiede l’Europa”. Quando l’Europa ci chiede di prendere misure adeguate per migliorare la qualità dell’Aria a tutela della salute umana e per l’ambiente, quando ci chiede di rispettare i limiti standard degli inquinanti disposti dal Protocollo di Gothenburg da poco aggiornato, i nostri governanti fanno orecchie da mercanti e lasciano noi cittadini a pagare di persona i costi sanitari, quelli economici e sociali e quelli che verranno dalle sanzioni che l’Europa presto ci imporrà con l’apertura della Procedura d’Infrazione.
Beatrice Ippolito Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino