Quelle goccioline che diffondono il Covid: lo studio di Cambridge

Quelle goccioline che diffondono il Covid: lo studio di Cambridge
Uno studio dell'Università di Cambridge, dove un gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria ha analizzato approfonditamente, basandosi sulla meccanica dei fluidi,...

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Uno studio dell'Università di Cambridge, dove un gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria ha analizzato approfonditamente, basandosi sulla meccanica dei fluidi, la modalità con cui le microgocce emesse da una persona quando tossisce, starnutisce, parla si diffondono nell'aria circostante. Come noto in queste eventualità la maggior parte delle goccioline più grosse precipita a terra nelle immediate vicinanze mentre le più piccole rimangono per molto tempo sospese nell'aria e si diffondono rapidamente ben oltre il metro o due, come sempre ci è stato detto. Ma perché le particelle più piccole hanno questo comportamento diverso da quelle grandi? La risposta la si trova nella fisica che ci ricorda che le particelle microniche e sub microniche (dimensioni infinitesimali proprie dei virus), non obbediscono alla legge gravitazionale, ma alla legge della levitazione. Nel movimento relativo rispetto all'aria alcune di esse si caricano di elettricità positiva ed altre di elettricità negativa (proprio come succede tra le nuvole) con conseguenti moti di attrazione e repulsione disordinati in tutte le direzioni che ne impediscono la immediata caduta a terra. Quindi quando una persona infetta da Coronavirus non indossa la mascherina e tossisce, starnuta, parla la maggior parte delle goccioline microniche che emette rimane sospesa nell'aria favorendo la diffusione del virus stesso. (Potrà sembrare ovvio ma è utile ricordare che un micron corrisponde ad un millesimo di millimetro e che polveri di queste dimensioni, note come PM10, PM5, PM2,5, PM1, possono restare in sospensione nell'atmosfera anche più mesi causando purtroppo i noti problemi alla respirazione).


Renzo Turato
Padova

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Il Gazzettino