Caro Gazzettino, preso atto degli importanti risultati ottenuti dalla Regione Veneto nella lotta al Covid, segnalo quella che mi appare un’incongruenza potenzialmente...
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preso atto degli importanti risultati ottenuti dalla Regione Veneto nella lotta al Covid, segnalo quella che mi appare un’incongruenza potenzialmente grave.
Nella fase 1 della pandemia, i mezzi pubblici (mi riferisco per esperienza diretta a quelli di Venezia) sono stati prima quasi azzerati, poi incrementati di pari passo con le liberalizzazioni in corso. Ma se un osservatore si affaccia ad un pontile (ad esempio di Piazzale Roma) vede, non necessariamente in un’ora di punta, posti a sedere distanziati - come da disposizioni in atto -, ma assembramenti estremamente pericolosi per i soggetti che sono costretti a stare in piedi. Che senso ha prescrivere quanto a tutti noto in tema di mascherine e distanze da osservare, se l’insufficienza di mezzi pubblici in circolazione favorisce rischi concreti di contagio ?
O si pretende da chi lavora, magari in ospedale, forse di notte, che egli abbia a stazionare per tempi inaccettabili sui pontili o sotto le pensiline, in attesa di un vaporetto o di un autobus forse già “pieni” (secondo le disposizioni di legge) ?
Non sarebbe meglio affrontare e coprire i maggiori costi dei mezzi di trasporto pubblico (qualora circolassero in maggior numero, anche se solo parzialmente occupati), piuttosto che favorire una recidiva della pandemia ?
prof. Alberto Ottolenghi
Lido di Venezia Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino