Lo scorso 30 ottobre, mentre ero nel cortile di casa mia, intorno alle ore 13.50, che richiamavo a gran voce i miei animali perché mi dovevo assentare, nel silenzio...
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Provenivano dal bosco antistante l'abitazione della famiglia presso la quale mi reco spesso a raccogliere le castagne, firmatari anche loro della richiesta di divieto di caccia. Chi ha sparato sapeva che ero all'esterno di casa mia e, nonostante abbia espresso a gran voce il mio dissenso, ha continuato a sparare successivamente in zona, come riferitomi da un vicino. Sono salita in auto e mi sono recata in direzione dello sparo: l'unica auto che ho notato in tutta la zona era parcheggiata sopra casa mia e mi risulta essere di proprietà di uno dei protagonisti di una vicenda vergognosa di minacce messe in atto da due cacciatori. Non c'erano altre auto, né ho notato la presenza di cacciatori. Solo due persone a piedi, forse fungaioli. Gli unici spari che si sono uditi provenivano dalle vicinanze di casa mia: l'ennesima provocazione?
Faccio presente che la signora vittima della vicenda ha rilasciato una dichiarazione, in Questura, a Belluno, relativa a quanto avvenuto. In quell'occasione, essendo presente, ho voluto rimarcare che l'auto dei cacciatori stazionava da una settimana sopra casa mia. Durante lo scontro avvenuto a discapito della mia vicina, il cacciatore più anziano ha parlato (tu sei come quella laggiù) alludendo alla sottoscritta. Qualche giorno dopo ricevevo una minaccia di morte sotto forma di lettera anonima nella buca delle lettere.
Mi chiedo quali provvedimenti si siano attuati nei confronti di queste persone che girano indisturbate e armate di fucile, vicino alle case e alle vite degli altri; e come sia possibile effettuare attività venatoria in una zona interessata da abitazioni e strade pubbliche.
Tamara Panciera
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Il Gazzettino