Intercettata la moglie di Bossetti: «Tu eri lì, dimmi di quella sera»

Intercettata la moglie di Bossetti: «Tu eri lì, dimmi di quella sera»
BERGAMO - "Tu eri lì dimmi di quella sera". E' la moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, l'uomo formalmente accusato dell'omicidio volontario di Yara Gambirasio, a...

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BERGAMO - "Tu eri lì dimmi di quella sera". E' la moglie di Massimo Giuseppe Bossetti, l'uomo formalmente accusato dell'omicidio volontario di Yara Gambirasio, a sferrare l'accusa più grave. Le parole della moglie, Marita Comi, le riporta il Corriere della Sera. E' lei, che giura di credere alla sua innocenza, a chiedere invece spiegazioni al marito: "Tu eri lì. Non puoi girare lì tre quarti d’ora, a meno che non aspettavi qualcuno", ha gridato la donna a Bossetti durante il colloquio in carcere, quando l'accusa portò a conoscenza Bossetti di aver scoperto che lui era stato con il furgone vicino alla palestra poco prima della scomparsa di Yara.




L'accusa, poi, svela un altro dettaglio: Bossetti passò di nuovo davanti alla palestra un’ora dopo la scomparsa di Yara, alle 19.51 del 26 novembre 2010, smentendo la ricostruzione dei fatti di Bossetti, che sostiene di di essere passato su quella strada poco dopo le 18, appena finito il lavoro, giusto per tornare a casa.








CHIUSA L'INCHIESTA SU BOSSETTI: "OMICIDIO E CALUNNIA" Il pm di Bergamo Letizia Ruggeri ha chiuso l'inchiesta sull'omicidio di Yara Gambirasio che vede in carcere, dallo scorso 16 giugno, Massimo Giuseppe Bossetti. L'uomo è formalmente accusato di omicidio volontario aggravato e calunnia nei confronti di un collega sui cui avrebbe puntato il dito per l'omicido della 13enne di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre 2010. L'avvocato Di Bossetti, Claudio Salvagni, parla di un capo di imputazione «un pò laconico», in cui si fa riferimento all'aggressione messa a segno «alternativamente con pugni e coltelli», come se l'assassino avesse usato entrambe le mani per colpire con un coltello da taglio e un coltello da taglio e punta. Con la chiusura dell'indagine il legale potrà entrare in possesso di tutto il materiale in mano alla procura di Bergamo, un fascicolo di circa 60 mila pagine, quindi avrà a disposizione 20 giorni di tempo per preparare una memoria difensiva e eventuali controdeduzioni alle accuse formulate dal pm che punta, in primis, sulla 'prova reginà, del Dna dell'indagato trovato sui leggings della vittima. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino