BERGAMO - Tutti i supporti informatici, pc compreso, appartenenti a Massimo Giuseppe Bossetti, sono stati analizzati a tappeto dagli investigatori. Le indagini dimostrarebbero che...
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Lo riporta stamattina La Repubblica. Nella sua edizione online, il quotidiano scrive che fino ad un mese prima del suo fermo il muratore di Mapello avrebbe fatto ripetute ricerche online in particolare con la parola «tredicenni».
«Non ci sono accessi a siti pedopornografici». È una smentita secca quella che Claudio Salvagni, avvocato di Massimo Giuseppe Bossetti, affida all'Adnkronos. Una replica al quotidiano 'La Repubblica' che stamane sostiene come i primi accertamenti sui computer sequestrati a casa del 44enne, dietro le sbarre con l'accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, stiano forse svelando il movente del delitto della giovane di Brembate. Dalle memorie analizzate emergerebbe come su un motore di ricerca sia stata digitata più volte, l'ultima lo scorso maggio, «la parola 'tredicenni', seguita da caratteristiche e dettagli porno», si legge nell'articolo e come siano state «scaricate immagini dal contenuto pedopornografico».
Dai computer, ma «la perizia non è finita, trapela che gli accessi siano per ora cinque e non tutti databili, emerge un interesse sessuale per le tredicenni». Concetti respinti dal legale di Bossetti che rimarca l'innocenza del suo assistito in manette dal 16 giugno scorso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino