La voce del diavolo, artefatta, registrata con il cellulare e trasmessa nella stanza buia dove veniva rinchiuso il bambino di 11 anni di Arzachena (provincia di Sassari) vittima...
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Per mesi il bambino ha subito le violenze fisiche e psicologiche dei genitori. Per educarlo veniva sistematicamente rinchiuso nella sua stanza, con porte e finestre sbarrate, al buio, privato anche del letto, due pagnotte rafferme e una bottiglia d'acqua per cibarsi e un secchio dove fare i bisogni. Così trascorreva serate e nottate intere, mentre i genitori uscivano per andare a cene con amici e feste in famiglia. Come la notte del 29 giugno 2019, quando il bambino trovò la forza di comporre il 112 da un cellulare senza scheda telefonica e chiedere aiuto ai carabinieri, raccontando loro una storia che sembrava inverosimile. Arrivati nella villetta nelle campagne di Arzachena dove il bimbo era rinchiuso, i militari avevano potuto verificare il racconto del bambino.
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I genitori furono subito arrestati, la zia finì in carcere qualche mese dopo. I tre, difesi dagli avvocati Marzio Altana, Angelo Merlini e Alberto Sechi, ammisero tutte le responsabilità giustificando quei metodi atroci con la necessità di educare un bambino un pò troppo vivace. «Accanimento maligno e per certi versi perverso», lo definisce, invece, il gip nella sentenza. «Non si tratta di follia, ma puramente e semplicemente di cinismo, di insensibilità e di deprecabile crudeltà nei confronti di un bimbo ritenuto a volte un ostacolo al trascorrere del tempo fuori casa per divertimento».
Il Gazzettino