C'è stato il Paolo Villaggio dei film nazional-popolari, dei Fracchia e dei Fantozzi, e il Paolo Villaggio impegnato, quello del film di Fellini o dei...
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Dopo anni di cabaret, nel 1967 Villaggio debutta nella trasmissione radiofonica Il sabato del Villaggio in cui racconta in prima persona le storie fantasiose e stralunate di un tragicomico impiegato: terreno su cui fioriranno, di lì a poco, le avventure del ragionier Ugo Fantozzi. A seguire, il 4 febbraio 1968, esordisce sul piccolo schermo, conducendo il programma d'intrattenimento Quelli della domenica, dove ha modo di far conoscere l'aggressivo e sadico Professor Kranz e il suo primo personaggio umiliato e sottomesso, Giandomenico Fracchia. Seguono le trasmissioni tv, il sodalizio con altri comici come Cochi e Renato.
Agli inizi degli anni settanta debutta anche al cinema, in diverse commedie, e anche in un ruolo di rilievo, quello del soldato alemanno Torz nel celebre Brancaleone alle crociate di Mario Monicelli, del 1970, da cui nascerà il sodalizio con Vittorio Gassman. Finita l'esperienza con Gassman lavorerà per registi come Nanni Loy (Sistemo l'America e torno), Pupi Avati (la mazurka del barone, della santa e del fico fiorone), Marco Ferreri (Non toccare la donna bianca).
Nel 1974, recita nel primo film diretto da Luciano Salce: “Alla mia mamma nel giorno del suo compleanno”. L'anno successivo Villaggio e Salce trasporteranno il personaggio di Fantozzi dalla carta allo schermo nel film omonimo che sarà un successo clamoroso e che porterà a una lunga serie di nuovi episodi. Mentre per la tv, riprenderà Fracchia, in una serie di 4 episodi, con Gianni Agus, Ombretta Colli e Gigi Reder, riscuotendo successo in tutta Italia, al cinema, sempre con Salce porta Il secondo tragico Fantozzi, mentre nel frattempo, nei film che interpreta, gli verranno affidati sempre più spesso personaggi simili a Fantozzi e a Fracchia, finendo per far identificare Villaggio solo con questa tipologia di personaggio.
Sarà solamente negli Anni Novanta, grazie a un maestro come Fellini, che Villaggio recupererà una dimensione diversa, slegata dai suoi leggendari alter ego.
Negli anni Duemila, Villaggio depone la maschera di Fantozzi, allontanandosi, in maniera definitiva, dal cinema comico. Tuttavia, l'artista tornerà a rivestire i panni del ragioniere, anche svariate volte, ma solo e unicamente all'interno di programmi televisivi, come nel contenitore pomeridiano Domenica in.
Tra il 2002 e il 2009, si riduce progressivamente la sua attività cinematografica, intensificandosi, al contrario, quella di scrittore. Pubblica, infatti, numerosi libri per la Mondadori, tra cui: 7 grammi in 70 anni (2003), Sono incazzato come una belva (2004), Gli fantasmi (2006) e con la Feltrinelli Storia della libertà di pensiero del 2008, opera in cui traccia, in maniera irriverente, le figure di molti personaggi storici, dall'antica Grecia.
Nel 2003 viene chiamato da Francesca Archibugi a indossare i panni del sacerdote manzoniano Don Abbondio, nella serie televisiva Renzo e Lucia, in cui recita assieme a Stefania Sandrelli e Laura Morante. Nel 2012 è di nuovo sul grande schermo per una piccola partecipazione nel film “Tutto tutto niente niente” di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese. L'attore interpreta un fittizio Presidente del Consiglio, uomo vecchio e dalla mole smisurata che non dice mai una parola e che pensa solo a mangiare, simbolo dell'avarizia e dell'ingordigia umana. Nel 2012 torna in teatro con un suo testo "siamo nella merda anche la corazzata Potemkin è affondata”. Nel 2015 porta in scena la sua ultima fatica: «Mi piacerebbe tanto non andare al mio funerale". Un tentativo di vincere il tempo e la paura della fine, come uomo e come artista. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino