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A spasso in campagna o nei boschi la tentazione di raccogliere qualcosa di buono e genuino è sempre forte. Ma improvvisarsi esperti di verdure può costare caro. Lo sanno bene i medici dei centri antiveleni dove spesso arrivano richieste di aiuto da parte di persone che hanno ingerito funghi velenosi oppure piante che all’apparenza sembravano radicchio selvatico, genziana o borraggine.
Mandragora, cos'è e quali sono i rischi? Dalla vista offuscata al rischio coma
All’ospedale Niguarda di Milano per mettere in guardia dal rischio di finire intossicati hanno messo nero su bianco l’elenco delle specie officinali tossiche. Attenzione massima, dunque, a riconoscere il colchico, l’aconito, il veratro, mandragora e belladonna. «Spesso si confonde il colchicum con lo zafferano oppure la mandragora con gli spinaci – mette in guardia Adriano Marocco, ordinario di genetica agraria dell’Università Cattolica di Piacenza - Un altro problema è causato anche da una errato riconoscimento dell’amanita falloide che è mortale, ma essendo simile a diversi funghi spesso viene raccolta».
PRUDENZA
Per individuare le piante commestibili servono conoscenze adeguate. «Una persona esperta – raccomanda Marocco - non si dovrebbe confondere, anche perché in questo periodo le mandragore dovrebbero essere in fioritura, hanno fiorellini viola; gli spinaci invece presentano fiori completamente diversi e fioriscono in un periodo differente. In autunno, poi, fioriscono il colchico e lo zafferano, che si assomigliano, hanno un colore molto simile, e così le persone inesperte raccolgono fiori di colchico per fare il risotto. La borragine poi viene confusa con la digitale. Non dimentichiamo però che quando le piante arrivano alla fioritura e completano il loro ciclo di sviluppo hanno caratteri aggiuntivi rispetto alle foglie. Per esempio, i fiori della borragine sono blu, mentre quelli della digitale sono violetti e campanulati. E quindi è più facile riconoscerle».
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Il Gazzettino