Vaticano, i milioni estorti usati per investire in Borsa: «Arrestate il broker Torzi»

Una parte dei 15 milioni che avrebbe estorto alla segreteria di Stato Vaticana sarebbe stata investita in titoli azionari, consentendo a Gian Luigi Torzi di realizzare plusvalenze...

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Una parte dei 15 milioni che avrebbe estorto alla segreteria di Stato Vaticana sarebbe stata investita in titoli azionari, consentendo a Gian Luigi Torzi di realizzare plusvalenze per 756mila euro in sei mesi. Questa volta a disporre l'arresto del broker non sono state le autorità pontificie ma il gip di Roma Corrado Cappiello, che ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, con le ipotesi di autoriciclaggio e false fatturazioni, per Torzi, protagonista dello scandalo legato all'acquisto del palazzo di Sloane Avenue a Londra, che ha scosso la Santa Sede. Il gip ha anche firmato tre misure interdittive di esercizio della professione, per i commercialisti Giacomo Capizzi, Alfredo Camalò e Matteo Del Sette, accusati di emissioni di fatture false. Torzi, però, dopo avere trascorso alcuni giorni a Dubai, risulta irreperibile. O meglio, resta a Londra e non ha intenzione di tornare in Italia.

Vaticano, arrestato a Londra il broker Gianluigi Torzi: indagine partita da una denuncia dello Ior


I SOLDI
I militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza hanno ricostruito tutti passaggi che seguono ai due bonifici, uno di 10 milioni, l'altro di 5 milioni, pretesi da Torzi per lasciare al Vaticano la piena gestione del palazzo di Londra. Una vicenda che lo scorso giugno aveva portato all'arresto del broker da parte delle autorità della Santa sede. Scrive il gip nell'ordinanza: «Il rilevante importo è transitato su conti correnti di società estere e italiane con conseguente attribuzione della sua titolarità a soggetti diversi del reato presupposto, attraverso operazioni che hanno coinvolto anche soggetti giuridici e conti esteri, con conseguente, concreta idoneità a ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa del denaro, impiegato per fini diversi dal godimento personale».
Si configura proprio in questi investimenti l'autoriciclaggio contestato. «Una parte della somma di 10 milioni di euro illecitamente corrisposta dalla Segreteria di Stato a Torzi - continua il gip - è stata investita da quest'ultimo sul mercato di titoli italiano e in particolare per acquistare e rivendere azioni di società quotate (B.F spa, Marzocchi Pompe spa e Mediaset spa) a partire dal 31 maggio 2019, con un esborso complessivo di 4milioni 531mila euro e un guadagno finale di 755mila 919 euro il 21 novembre dello stesso anno». Altri soldi sarebbero stati utilizzati per ripianare debiti per 670.000 euro di altre due società.


LE FALSE FATTURE
I militari hanno poi ricostruito un giro di fatture false, non collegato all'operazione di Londra, realizzato da Torzi e Capizzi (accusato anche di autoriciclaggio) con i commercialisti Camalò e Del Sette, per frodare il fisco. Per il gip è «allarmante la facilità con cui Torzi e i suoi collaboratori siano riusciti a organizzare le operazioni fraudolente, individuando e sostituendo in brevissimo tempo le società da utilizzare per l'emissione e l'utilizzo delle fatture false, necessarie per riscuotere un cospicuo credito personale, celato da fittizi contratti di consulenza, predisposti da professionisti, anche attraverso la falsa retrodatazione della variazione del codice Ateco». Oltre al procedimento penale pendente presso lo Stato della Città del Vaticano, Torzi «è gravato da precedenti di polizia per abusiva attività finanziaria, truffa, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, è indagato - aggiunge il gip - anche per fatti di bancarotta fraudolenta, propria ed impropria, nell'ambito del gruppo Tag Comunicazioni».


Il broker è certo che le accuse si sgonfieranno: «Il giudice inglese il mese scorso si è già pronunciato su questi fatti». Ma Roma adesso è pronta a emettere un mandato di arresto internazionale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino