«Valerio non si sarebbe mai tolto la vita, non c'era motivo e non mi avrebbe mai dato un dolore così grande». Sono queste le parole di...
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Valerio era studente al liceo linguistico Machiavelli di piazza Indipendenza, a Roma. La sua famiglia da Cinecittà si era trasferita nel piccolo centro sulla Casilina nel 98. Quel venerdì il ragazzo aveva avuto una discussione in famiglia: la mamma aveva scoperto che aveva iniziato a fumare, non solo sigarette, dopo lui si era chiuso in camera per uscire, appunto, intorno alle 23. Poi il padre racconta che intorno alle 22,30 alcuni amici erano passati a chiamarlo per uscire, ma lui li aveva allontanati spiegando che era in punizione, quando si è reso conto che non c'era li ha richiamati, ma loro hanno detto che non lo avevano visto per tutta la sera.
Poi Valerio è stato trovato nella stazione Casilina, si ipotizza un suicidio, vista la lite con i genitori e una storia su Instagram in cui scrive: «È stati bello, alla prossima», però alcuni elementi infittiscono il giallo. Il 15enne è stato trovato con le mani tagliate di netto e ci si chiede se in stazione fosse con qualcuno: persone poco raccomandabili? Un gioco stupido finito male?. La famiglia non riesce a darsi pace: « Valerio aveva tutto, il 21 doveva andare a un concerto, stava organizzando un viaggio a Dublino, aveva tanti interessi», spiega la madre che non sembra accettare l'ipotesi del suicidio, «ultimamente si era appassionato alla politica, con Casapound, anche se io non ero d'accordo ma ne parlavamo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino