Vaccini, la lettera dell'anestesista alla senatrice Taverna: «State condannando i bambini»

Vaccini, la lettera dell'anestesista alla senatrice Taverna: «State condannando i bambini»
Il caso vaccini scuote la comunità dei medici e degli operatori sanitari. Sui loro cellulari, e sui social, sta girando in modo 'viralè la lettera scritta da...

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Il caso vaccini scuote la comunità dei medici e degli operatori sanitari. Sui loro cellulari, e sui social, sta girando in modo 'viralè la lettera scritta da Silvia Braccini, medico anestesista rianimatore, e alla quale fa riferimento anche il post di oggi di Matteo Renzi, indirizzata anch'essa (dopo quella del'epatologo Claudio Puoti) alla vice presidente del Senato Paola Taverna per le sue dichiarazioni sul tema.


«Cara Senatrice Taverna -si legge nella lettera- sono estremamente delusa come italiana, come cittadina e come medico, da quello che ha detto in materia di vaccini. Ha reso questo paese non più libero. Ma oppresso dall'ignoranza e dalla cecità».


«Ogni anno -continua- milioni di volontari sanitari rischiano la vita in giro per il mondo per salvare migliaia di piccole vite da malattie che hanno decimato intere popolazioni. E noi, del mondo ricco e civile, torniamo indietro di mille anni contro ogni ragione. I nostri bambini non sono bestiame. Sono solo bambini a cui garantiamo un futuro». E ancora: «Perché non proibiamo anche tutte le altre scoperte scientifiche che hanno cambiato la sopravvivenza dell'uomo moderno e che hanno comunque possibili complicanze?»

«Proibiamo tutte le chirurgie. Proibiamo il vaccino anti HPV contro i tumori della cervice uterina. Proibiamo -prosegue l'elenco- le coronografie con Pci primarie che ogni giorno salvano la vita a centinaia di persone colpite da infarto. Proibiamo la trombolisi primaria per tutti i pazienti colpiti da ictus cerebri. Proibiamo le trasfusioni. Proibiamo gli antibiotici. Spegniamo la luce...torniamo nel medioevo. Ma non ci chieda poi...a noi medici...di fare miracoli che volete distruggere. Non ci chieda di piangere la morte dei nostri bambini. La piangiamo da oggi. La piangeremo domani. Impotenti davanti ad una 'politicà che riduce a voti politici e twittate la scienza».

«Mi vergogno onorevole. Mi vergogno profondamente. Mi vergogno -si legge nella lettera firmata da Silvia Braccini- di essere rappresentata da lei e chi pensa sia giusto non vaccinare. Mi vergogno di stare in un paese in cui le decisioni sulla sanità e sicurezza pubblica, perché è di questo che si tratta, vengono prese da persone non preparate sulla materia, non adeguate nemmeno lontanamente al parlarne pubblicamente e criticamente. Per fare il mio lavoro, il medico anestesista rianimatore, ci vogliono 6 anni di università, 1 anno di abilitazione statale e 5 anni di scuola di specializzazione. Ci occupiamo di vite. È normale. Doveroso. Importante. Per fare il suo lavoro Senatrice, basta prendere voti. Parlare sui social. Avere fortuna. Essere nel momento giusto con le persone giuste e al posto giusto. E questo non è giusto».

«Perché voi per un voto -prosegue- condannate il nostro paese al ritorno delle malattie che avremmo dovuto debellare. Condannate bambini al rischio di non poter crescere. Condannate noi a guardare il vostro irresponsabile scempio con responsabile impotenza. È un mondo ingiusto il nostro Senatrice. È un paese ingiusto il nostro. Ma soprattutto è ingiusto che chi come Lei, accompagnata da cattivi consigli ed ignoranza dovuta al suo non essere competente in immunologia e malattie infettive, non sarà costretta a vedere un bambino morire di morbillo. Lei non lo farà. Lei e i suoi colleghi politici amanti dei selfie, dei social, dei video mentre siete al lavoro...non li vedrete. E quando sarà il momento...darete la colpa qualcun altro».


«Dorma bene Senatrice stanotte. Dorma bene Senatrice sempre. Lo faccia anche per me. E per tutti i miei colleghi a cui ha tolto il sonno, la speranza, e la serenità. Vorrei avere la sua ostentata sicurezza. Vorrei poter credere ancora di poter fare il mio lavoro nel migliore dei modi in questo mio paese che non riconosco più...e di cui mi vergogno. Dorma bene Senatrice. E si ricordi sempre -conclude- che il mio lavoro è un privilegio, e dovrebbe esserlo anche il suo».
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Il Gazzettino