La Difesa ha omesso di tutelare il caporal maggiore dell'Esercito Corrado Di Giacobbe, morto nel 2001 a 25 anni a causa di un linfoma di Hodgkin, contratto dopo aver prestato...
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Con questa motivazione il Tribunale civile di Roma ha condannato il ministero a risarcire con 642mila euro i familiari del militare. Lo fa sapere il presidente dell'Osservatorio Militare Domenico Leggiero, rilevando che ci sono «343 deceduti ed oltre 7.000 malati che aspettano giustizia». Di Giacobbe, difeso dall'avvocato Angelo Fiore Tartaglia, era originario di Vico Del Gargano (Foggia). Secondo la sentenza «emerge un quadro sufficientemente chiaro delle responsabilità del ministero delle Difesa in ordine al decesso del caporal maggiore». I militari italiani, infatti, si legge, «furono inviati nelle zone dei Balcani con materiale in dotazione del tutto inidoneo a prevenire il contagio con le microparticelle di uranio impoverito disperse nell'aria e nelle acque dei luoghi interessati dalle missioni di peace keeping».
In dotazione avevano «esclusivamente una maschera Nbc e un telo protettivo (denominato poncho) insufficienti ad evitare il contatto tra il militare e le microparticelle». Inoltre, «per le mansioni di cuciniere e vettovagliamento svolte dal Di Giacobbe, questi utilizzava l'acqua del posto, assai probabilmente contaminata, come del pari riferito dai testimoni, senza alcuna specifica precauzione». Dunque, sottolineano i giudici, «l'omissione, da parte dell'Amministrazione responsabile della salute e della sicurezza del proprio personale dipendente (ministero della Difesa), delle idonee cautele a prevenire il contatto con le microparticelle di uranio impoverito ha contribuito a cagionare la patologia denominata linfoma di Hodgkin, che ha poi condotto al decesso del caporal maggiore Di Giacobbe».
Leggiero ricorda che Di Giacobbe, due giorni prima di morire, aveva partecipato ad una trasmissione televisiva dove si era confrontato con l'allora ministro della Difesa, Sergio Mattarella. «Si spera che questa volta - conclude il presidente dell'Osservatorio - non fosse altro per il rispetto dovuto alla morte di un militare e dei suoi genitori, venga meno quell'imbarazzante ostruzionismo del ministero che, non soddisfatto dell'immenso dolore causato, utilizza tutti gli strumenti della magistratura per ritardare il più possibile la condanna definitiva». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino