ROMA Pochi laureati, i migliori in fuga e i fondi per istruzione e ricerca insufficienti a risollevare le sorti dell’università italiana. Dati alla mano, il sistema...
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I NUMERI DELLA CRISI
«L’Italia - è il grido d’allarme di Gaudio - investe per l’alta formazione 100 euro per abitante, la Germania 300 e la Corea del Sud più di 600. Il numero complessivo dei docenti under 40 anni risulta dimezzato rispetto al 2008, l’età media dei docenti ordinari è di 56 anni mentre l’edilizia universitaria per aule e laboratori non viene finanziata da 10 anni».
Insomma, di fondi non ce ne sono e il sistema universitario italiano non può crescere. Lo stesso vale per la ricerca: gli enti pubblici del settore hanno perso in poco più di dieci anni qualcosa come 400 milioni di finanziamenti dal Miur, il solo Cnr si è visto ridurre il budget ministeriale di 150 milioni rispetto al 2002. Il confronto con gli altri Paesi è impietoso: spendiamo in ricerca e sviluppo meno della metà della Francia e un quarto della Germania. Il numero dei ricercatori nelle università scende drasticamente da anni: tra il 2008 e oggi se ne sono persi 10 mila.
Eppure i nostri atenei potrebbero vantarea un’efficienza e una capacità di ottimizzare le risorse superiori alla media Ocse perché, a parità di docenti, forma un quarto di più di studenti regolari e costa un terzo meno. E non è l’unica virtù visto che riesce a formare laureati che, in un tempo limitato, riescono ad entrare nel mondo del lavoro: dai dati forniti dalla Sapienza emerge infatti che a un anno dal conseguimento della laurea sono occupati più di 7 laureati su 10, il 71,7% dei laureati triennali e il 73,9% di quelli magistrali. Mentre dopo 5 anni le percentuali salgono rispettivamente all’87,8% e all’87,3%: quasi 9 su 10. Dati confortanti che lasciano fuori però ancora troppe persone. L’Italia infatti è fanalino di coda in Europa per numero di laureati: solo il 18,7% della popolazione ha una laurea, rispetto ad una media Ocse del 30,3%. Secondo i dati Eurostat, il nostro Paese ha ancora un’alta percentuale di persone con al massimo la licenza media: si tratta del 41,1% tra i 15 e i 64 anni contro il 26,2% europeo.
IL DIRITTO ALLO STUDIO
«Dobbiamo fare di tutto – ha sottolineato il premier Conte durante il suo intervento alla cerimonia - perché i giovani siano trattenuti nel nostro Paese: sono in troppi a lasciare l’Italia per lavorare all’estero». Dal canto suo il ministro all’istruzione Bussetti ha ribadito che con la manovra di bilancio è stato avviato un “percorso virtuoso”: sono previsti l’assunzione di 1500 ricercatori, l’aumento del Fondo di finanziamento ordinario di 40 milioni di euro per quest’anno e di 100 milioni all’anno, a partire al prossimo, e di 10 milioni di euro del Fondo di investimento integrativo per le borse di studio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino