Aumento di capitale, Unicredit alla prova dei soci per "trovare" 13 miliardi

Aumento di capitale, Unicredit alla prova dei soci per "trovare" 13 miliardi
Con il via libera atteso dai soci in assemblea giovedì 12 gennaio entra nel vivo il cantiere per l’aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit. Prima ancora,...

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Con il via libera atteso dai soci in assemblea giovedì 12 gennaio entra nel vivo il cantiere per l’aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit. Prima ancora, martedì 10 partirà il primo round di incontri con i sindacati sui nuovi 3.900 esuberi indicati a piano dall’ad Jean Paul Mustier. La ricapitalizzazione monstre è destinata a riscrivere l’assetto azionario dell’istituto e si guarda così con attenzione alle mosse dei soci attuali. Fonti del primo azionista italiano Cariverona (2,73%) han già chiarito nei giorni scorsi come non sia stata assunta ancora alcuna decisione sull’adesione (pro-quota varrebbe 355 milioni), con l’annotazione che è in corso una «valutazione attenta di tutti i profili e sviluppi del turnaround di UniCredit» (governance inclusa).


Un primo passaggio è già stato fatto dagli organi dell’ente il 16 dicembre, ma pur con un cda già in agenda anche a gennaio, una scelta finale è attesa solo a ridosso del lancio, conoscendo i termini dell’operazione e tenuto conto delle quotazioni in Borsa. Cariverona comunque ha un atteggiamento di sostegno a Mustier e nella partecipazione all’aumento non sarebbe in discussione tanto il se ma il quanto. Impostazione analoga, di grande attenzione, è prevedibile anche dalle altre storiche fondazioni azioniste, Carimonte (2%) e Crt (2,5%), laddove per tutte valgono comunque i vincoli del protocollo Acri-Mef a non esporsi oltre un terzo del patrimonio su una singola partecipazione. Tra i soci privati spiccano invece Del Vecchio (3), che indiscrezioni di stampa vorrebbero pronto a partecipare, e Caltagirone (1%).


Tra i grandi investitori un eventuale impegno pro quota di Aabar (5%) varrebbe ben 650 milioni. L’aumento è comunque garantito da un esercito di banche (sull’operazione sono in pista a vario titolo 19 istituti) e per sua natura - 13 miliardi - sembra rivolto soprattutto ai grandi istituzionali, senza dimenticare i fondi sovrani, i grandi assenti all’ultimo appello per il salvataggio Mps. Già oggi nel capitale Unicredit figurano BlackRock (4,8%), Capital Research, (7%), Norges (1,7%), Dodge & Cox (3,4%), Franklin (2,6%) e Vanguard (2%). Notizie di stampa vorrebbero il lancio dell’aumento a metà febbraio, anche se in questo tipo di operazioni a dettar legge di norma sono le condizioni di mercato. Per le banche italiane, intanto, già domani sarà una giornata campale. Dai consigli di Veneto Banca e Popolare Vicenza verrà formalizzata a Padova l’offerta di transazione, con un rimborso atteso nell’ordine del 15% dell’investimento, ai quasi 200 mila azionisti che hanno comprato azioni degli istituti negli ultimi dieci anni, in cambio della rinuncia a rivalersi sui due istituti controllati dal Fondo Atlante. Sempre lunedì si potrebbe chiarire poi il quadro sull’offerta di Ubi Banca per Marche, Etruria, CariChieti. Un Cda della Bper a metà gennaio potrebbe invece fare il punto su un’offerta per la quarta good bank, Cariferrara.
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Il Gazzettino