Con molta calma. A Milano ci stanno ancora pensando e devono decidere se allestire in prossimità degli aeroporti di Malpensa e Linate delle strutture dove consentire a chi...
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Più a Sud, per una volta, sono stati più efficienti: da questa mattina all'aeroporto di Fiumicino (dentro lo scalo dunque, non a ridosso come forse farà la Lombardia) già sono al lavoro i medici della Regione Lazio che, grazie alle strutture messe a disposizione da Adr, stanno sottoponendo ai tamponi rapidi i passeggeri tornati dalle quattro Nazioni a rischio.
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Ma anche Pescara si è mossa: già ieri un centinaio di persone arrivate da Malta hanno potuto eseguire i test grazie alla task force della Regione Abruzzo, con il personale delle Asl di Pescara e Chieti. Tornando a Nord, anche il Veneto si è mosso tempestivamente e ieri all'aeroporto di Venezia hanno fatto i tamponi a chi arrivava dalla Spagna. Ma la sintesi è impietosa: ad oggi solo in tre aeroporti italiani (oggi diventeranno quattro perché si aggiungerà anche il secondo scalo romano, Ciampino) si possono eseguire i test quando si atterra, a Milano (eppure Malpensa è il secondo scalo del Paese) si stanno ancora organizzando.
I tamponi
A tutto questo si aggiunge poi, come era facilmente prevedibile, l'ìmpreparazione delle Asl di tutta Italia a rispondere alle richieste di tamponi di migliaia di italiani che stanno tornando dalle vacanze. Segnalazioni giungono da tutto il Paese. A Roma si sono formate lunche code al drive in del San Giovanni e per questo oggi sono stati aggiunti i drive in del Forlanini e di Santa Maria della Pietà, tutti funzioneranno dalle 9 alle 18. Come funziona la procedura se non si è tra i fortunati che atterranno in un aeroporto in cui si fanno i tamponi? Due opzioni: eseguirlo prima di partire nella località in cui ci si trova in vacanza all'estero (con tutte le incognite del caso se si risulta positivi); arrivare in Italia, comunicarlo alla Asl di competenza e aspettare di essere convocati per il tampone. Sui social ci sono moltissime testimonianze di persone che sono rientrate il 13 agosto, hanno rispettato l'ordinanza comunicando il loro arrivo da uno dei quattro Paesi a rischio, ma da allora nessuno li ha mai convocati.
C'è tra l'altro un altro elemento di confusione: secondo l'ordinanza di Speranza nell'attesa del test bisogna isolarsi a domicilio, secondo alcune regioni come Lombardia ed Emilia-Romagna, no. Il sito Tpi ha raccolto la testimonianza di un ragazzo di Milano tornato il 13 agosto, dopo essere stato in vacanza a Mykonos, in Grecia, con altri nove amici di varie città differenti. Alcuni degli amici sono risultati positivi e il ragazzo intervistato ha la febbre a 37.8: ha avvertito la asl milanese e chiesto di eseguire il tampone, ma gli è stato risposto che se ne parlerà dopo Ferragosto e che comunque, secondo la sanità lombarda, lui può uscire di casa e fare ciò che vuole. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino