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Tumore di 70 chili. Quando i chirurghi hanno estratto dall'addome di una giovane paziente una massa tumorale così grande non potevano immaginare che pesasse così tanto. Più della donna stessa. Ha dell'eccezionale, l'intervento effettuato all'inizio di novembre all'ospedale Le Molinette di Torino dove è stata asportata, appunto, una neoformazione ovarica di oltre 70 chili. La paziente, ignara della natura dei suoi disturbi, si era recata al pronto soccorso per insufficienza respiratoria, così grave da dover essere immediatamente assistita dai rianimatori. Quella massa enorme che le era cresciuta nell'addome, fino ad occuparlo tutto, adesso spingeva sul diaframma e le comprimeva i polmoni, che non potevano più espandersi.
Tumore gigantesco
La donna ha rischiato di morire soffocata. Per questo i rianimatori delle Molinette l'hanno subito intubata per stabilizzare le condizioni. Poi alla TAC l'incredibile sorpresa: la presenza di una massa enorme, una cisti ovarica gigante, grande come una persona. Le è stata subito drenata dal dottor Ezio Falletto della Chirurgia d'Urgenza 1 universitaria: 52 litri di liquido. È stato così ridotto notevolmente il volume della massa, consentendo nei giorni successivi, al dottor Francesco Moro della Chirurgia 2 universitaria delle Molinette di asportare la neoformazione. La letteratura scientifica riporta sporadici casi di formazioni enormi, come quella della paziente di Torino. Il caso, dunque, è eccezionale, ma qualche anno fa negli Usa ad una donna del Connecticut è stato asportato un cistoadenoma ovarico di circa 60 Kg, e nello Stanford Hospital ne è stato rimosso uno di oltre 137 Kg. Questo tipo di tumore non è l'unico che può arrivare a dimensioni ragguardevoli.
Nel 2016 il professor Riccardo Masetti, della Chirurgia Senologica del Policlinico Gemelli a Roma ha asportato un tumore al seno di 15 Kg ad una signora di 60 anni che si è dichiarata troppo imbarazzata e paralizzata dalla paura della malattia per chiedere aiuto prima.
Cistoadenoma dell'ovaio
«Il cistoadenoma dell'ovaio ricorda il professor Saverio Cinieri, presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica - è un tumore relativamente frequente e di natura benigna nell'85% dei casi. È una sorta di cisti ovarica che cresce in maniera spropositata ed è costituita prevalentemente di liquido. Interessa in prevalenza donne giovani in pre-menopausa, tra i 20 e i 40 anni, tanto che a volte viene scambiato per una gravidanza. Questo caso stupisce per le dimensioni e per il fatto che la paziente non si sia allarmata per l'imponente aumento di peso. È importante, anche in fase più precoce, dare peso ai sintomi d'allarme di una massa addominale, che possono andare dal gonfiore, ai dolori addominali, alla stitichezza, alla perdita di appetito per un senso di pienezza gastrica perché la massa comprime lo stomaco. I cistoadenomi ovarici possono però raggiungere dimensioni importanti prima di dare sintomi. Nel caso di Torino, esemplare è stata la condotta dei medici. Un intervento di questa complessità richiede un grande lavoro d'équipe e la messa in campo di tante competenze». La neoformazione scoperta alle Molinette è originata dalle cellule epiteliali dell'ovaio che, oltre a moltiplicarsi in modo incontrollato, secernono anche una sostanza gelatinosa. Anche se le cellule non hanno le caratteristiche della malignità, un tumore di queste dimensioni può risultare comunque mortale per l'effetto massa che determina sugli organi vitali, come i polmoni, determinandone una grave disfunzione. La compressione sulle vene può inoltre condurre alla formazione di trombi ed embolie polmonari, con esito spesso fatale. A prendersi cura della paziente torinese, dopo l'intervento, sono stati i dietologi: questi pazienti presentano, infatti, una grave malnutrizione proteico-calorica perché simili masse, occupando tutta la cavità addominale, impediscono di nutrirsi adeguatamente. Dopo un'operazione di questo tipo è inoltre spesso necessario l'intervento del chirurgo plastico per rimuovere l'eccesso di cute residua e ricostruire la parete addominale.
Maria Rita Montebelli
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Il Gazzettino