Il giorno dopo il «ce l'abbiamo fatta» lanciato da Luigi Di Maio sul balcone di Palazzo Chigi è un giorno di lunghi silenzi e ripetute rassicurazioni. I...
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Se il rischio dimissioni sembra lontano da qui fino all'ok delle Camere alla manovra, tutto, o quasi, potrebbe accadere già a partire dal giorno successivo. Di certo, quanto accaduto ieri stabilisce un «prima e un dopo» nell'era giallo-verde. M5S-Lega, con una manovra da 40 miliardi e un deficit/Pil del 2,4% scelgono di andare allo scontro aperto con l'Ue e di camminare sui carboni ardenti dei mercati. Ma, già nel corso del vertice di martedì sera con i ministri M5S, Di Maio aveva fatto capire ai suoi di essere pronto a tutto per questo, anche alla crisi di governo. Troppo importante per la sua leadership e per il M5S era inserire il reddito di cittadinanza, misura con la quale i 5 Stelle tornano a blindare il loro elettorato del Sud.
«Abbiamo ricordato a Tria che manteniamo le nostre promesse», sottolinea, non a caso, il ministro Riccardo Fraccaro. Il messaggio di «guerra» pentastellato ieri, attraverso Conte, è arrivato ben chiaro a Tria, e forse anche al presidente Sergio Mattarella, ben consapevole che una crisi dell'esecutivo alle porte della manovra sarebbe stata deflagrante per la stabilità italiana. Ed è su questo terreno che il M5S, con il pieno appoggio di Salvini e con Giancarlo Giorgetti che, fino all'ultimo, caldeggiava prudenza, ha potuto forzare.
Con un'appendice non di poco conto: l'aver «ceduto» all'influenza della Lega la gestione della ricostruzione del Ponte Morandi, affidata al neo commissario Claudio Gemme, manager di lungo corso che, alle ultime elezioni, era stato tra i papabili candidati del centrodestra a sindaco di Genova. L'appoggio della Lega, oggi, non ha tardato a farsi sentire, soprattutto in chiave anti-Ue, ovvero sul terreno prediletto da Salvini in vista delle prossime Europee.
Certo, la cifra del 2,4%, è solo l'inizio di una partita tutta da scrivere con alcune misure, come la pensione di cittadinanza, che continuano a seminare dubbi tra i leghisti e, soprattutto, nel loro elettorato. E forse anche la linea attendista del Colle guarda alla composizione della manovra vera e propria, dove la moral suasion di Mattarella potrà certo emergere. Per ora dal Quirinale filtra «preoccupazione per la tenuta dei conti».
Conti sui quali, invece, il governo assicura serietà.
Il Gazzettino