È morta alle 21.56, dopo dodici giorni di agonia Erika Pioletti, 38 anni, di Domodossola, la più grave dei 1.527 feriti nella bolgia di piazza San Carlo. Lo ha reso...
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Nonostante il desiderio espresso dai famigliari di donare gli organi, non si potrà procedere con la richiesta, perché la salma dovrà restare a disposizione dell'autorità giudiziaria. «Non so cosa è successo in quella piazza - ripeteva la mamma ai parenti - e forse non mi interessa saperlo. So soltanto che non avrò più mia figlia». «E tutto questo solo per una partita di calcio», ha aggiunto lo zio. L'inchiesta giudiziaria, nell'ambito della quale i magistrati valuteranno se riformulare il reato ipotizzato, da lesioni plurime colpose a omicidio colposo, sta appurando cosa ha trasformato i 30mila raccolti in piazza San Carlo in una "mandria" impazzita.
La Digos sta facendo ordine fra innumerevoli testimonianze («qualcuno diceva di avere sentito degli spari», «c'è stato un boato», «si prendevano a spintoni») ma c'è una pista che si segue con interesse: quella delle persone che hanno avvertito «difficoltà respiratorie» e sintomi simili a quelli prodotti da «sostanze urticanti». Per questo la Procura di Torino ha affidato ai vigili del fuoco degli accertamenti sull'impianto di areazione del parcheggio sotterraneo, rimasto aperto. Per capire se ci sono state delle carenze nella gestione i pm hanno raccolto documenti in Prefettura, municipio, questura, polizia municipale, servizio 118 e consorzio Turismo Torino, la partecipata del Comune che ha organizzato l'evento in piazza.
Fra le carte spiccano i verbali della «Commissione provinciale di vigilanza», organo composto fra l'altro da rappresentanti del prefetto, del questore e del sindaco.
Il Gazzettino