Lite finita in tragedia a Torino, dove un 52enne italiano è morto per una coltellata al collo. È successo alla periferia nord della città, al mercatino del...
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Khalid Be Greata, questo il suo nome, è stato arrestato dalla municipale. Aveva aggredito anche un altro uomo, ferito solo lievemente al petto, grazie agli abiti spessi che indossava. I soccorritori hanno cercato inutilmente di rianimare la vittima per quasi 40 minuti, ma non c'è stato niente da fare. Inizialmente era stata recintata solo l'area in cui era avvenuto il delitto. Il mercatino del libero scambio è rimasto aperto per l'intera mattinata, poi sono cominciate le operazioni di chiusura delle attività.
Restano da accertare le cause del litigio. Secondo un testimone l'aggressione sarebbe nata da una discussione per gli spazi tra le bancarelle: «La vittima voleva passare ma non riusciva e poi la lite è degenerata - racconta Ali, egiziano e cliente abituale del mercato - il cinquantenne è stato colpito alla gola ed è caduto a terra, tra due auto. Il ragazzo della sorveglianza è subito arrivato, ma non ha potuto fare nulla. Poi sono arrivate le forze dell'ordine e l'ambulanza».
«L'assassino non era tra i venditori. Non era registrato ed è impossibile che qualcuno non registrato venda al mercatino. Noi abbiamo una mappa con tutti i 345 posti assegnati e i 700 venditori registrati. L'omicida non l'abbiamo mai visto». A dichiararlo sono Francesco Planeta e Cristina Grosso, rispettivamente presidente e tesoriera dell'associazione ViviBalon, che gestisce l'area di libero scambio del Barattolo. «C'è un regolamento - spiegano Planeta e Grosso - che noi facciamo rispettare. Ogni ambulante consegna la fotocopia dei documenti e la merce deve essere tracciabile. La vittima veniva spesso al mercato, ma l'aggressore no. Non era qui per vendere».
Il magistrato di turno, Gianfranco Colace, giunto al Comando della Polizia Municipale, sta procedendo all'interrogatorio del nigeriano fermato.
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Il Gazzettino