A tradire Antonio De Meo, 46 anni, e il figlio Matteo, 25, arrestati dai carabinieri del reparto investigativo di Torino per l'omicidio di Gabriele Raimondi,...
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Gli è stato fatale quel proiettile forse sparato all'indirizzo di Grado Diglaudi, 65 anni, proprietario della villetta di Montalenghe dove Antonio e Matteo De Meo, sabato, poco dopo le 17, hanno rischiato di fare una strage. La loro fuga è durata pochissimo. I carabinieri, con la collaborazione dei colleghi della compagnia di Ivrea, hanno stretto il cerchio delle indagini in meno di 24 ore. Antonio De Meo è stato arrestato la notte stessa dell'agguato. Il figlio, che nel frattempo aveva portato il furgone Citroen Berlingo rosso in una carrozzeria della zona, è finito in manette alle 8 di mattina di domenica.
Un'operazione lampo per evitare un'escalation di violenza, dal momento che i due De Meo hanno tentato di colpire una delle famiglie di nomadi sinti più influenti (e pericolose) di tutto il Canavese. Sabato pomeriggio, quando sono entrati in azione, nella villetta non c'era solo Grado Diglaudi, ma anche diversi parenti. Oltre a due carabinieri del Nucleo operativo di Ivrea che stavano effettuando dei rilievi all'interno dell'abitazione: la notte prima, infatti, i De Meo avrebbero sparato dodici colpi di pistola contro le finestre della casa, in risposta, forse, ad alcuni colpi d'arma da fuoco esplosi contro una loro proprietà a Cossano.
Durante i rilievi, i due carabinieri sono stati sorpresi dall'agguato. Un brigadiere è stato ferito a un braccio. La vittima, Raimondi, era a Montalenghe per sistemare il giardino della villetta dei Diglaudi. I De Meo, per ora, non hanno risposto alle domande del pm della procura di Ivrea, Giuseppe Drammis, titolare del fascicolo. Da chiarire anche il movente: potrebbe trattarsi di una questione di soldi e di piccoli lavori edili mai pagati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino