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Un lavoro pulito: tre colpi esplosi, tre colpi andati a “segno” e tre bossoli ritrovati poi in strada. Se avessero voluto ammazzarli, ci sarebbero molto probabilmente riusciti. E invece li hanno gambizzati. Chi sia stato a sparare è ancora ricercato mentre le vittime, entrambe pregiudicate, non hanno finora detto nulla di utile. «Ci volevano rapinare», ma chi è che per rapinare punta e spara dritto alle gambe? Al netto di questo, bisogna parlare di loro, delle vittime appunto, di questo nuovo agguanto che si è consumato sabato sera a Morena, periferia sud della Capitale.
LE VITTIME
Bisogna parlare di loro e partire da Morena per arrivare ad Alatri, dove due settimane fa un ragazzo di 18 anni, Thomas Bricca, è stato ammazzato per uno scambio di persona all’interno di un regolamento di conto per droga. Le indagini - tuttora in corso - non escludono che i due episodi siano collegati. Anzi, c’è anche chi, tra gli investigatori, sostiene con un buon margine di probabilità che uno dei due uomini gambizzati a Morena si trovasse ad Alatri la sera del delitto Bricca. E che, naturalmente, non stesse passeggiando per strada. Una delle due vittime di sabato sera ha 21 anni e si chiama Simone Daranghi. Nato a Frosinone, ha la fedina penale tutt’altro che immacolata: è più volte rimbalzato agli onori delle cronache locali per lo spaccio di stupefacenti che gestiva proprio nella cittadina che dall’alto guarda Frosinone. Di più, il 21enne è amico di uno dei due fratelli che, dopo la morte di Bricca, si sono recati in caserma dai Carabinieri per dire: «Sappiamo che ci state cercando ma noi non c’entriamo nulla con l’omicidio» dando tuttavia una serie di informazioni ritenute utili alle indagini. È solo frutto del caso perché in una piccola cittadina tutti conoscono tutti?
I PRECEDENTI
Nel 2019 il nome di Daranghi uscì fuori in un’operazione congiunta di Carabinieri e Guardia di finanza sullo spaccio che dal capoluogo ciociaro si estendeva ad Alatri, Fiuggi, Trivigliano e Acuto. Daranghi, all’epoca 18enne, con un fratello maggiore già conosciuto dalle forze dell’ordine e una famiglia “complicata” alla spalle, si riforniva di hashish in quel di Latina per rivenderla poi per proprio conto nella cittadina dov’è morto Bricca.
LA RICOSTRUZIONE
Non si può escludere al momento che Corelli possa averlo aiutato, complice i comuni “interessi”, ad allontanarsi un po’ dalla piazza ciociara. Tutte ipotesi certo, ma già il fatto che al secondo piano della Questura di Roma (sede della Squadra Mobile) gli investigatori si pongano certe domande è un dato di fatto. E, vista la vicenda, per nulla trascurabile.
È comunque difficile credere che l’obiettivo fosse il 27enne, diverse indagini lo legherebbero proprio in quel di Morena a chi, in quest’angolo della Capitale, ha dettato legge, ovvero Michele Senese e l’entourage che ancora oggi fa affari in suo nome. Che Corelli abbia pure pestato i piedi sbagliati o avesse alle spalle dei dissidi, magari personali o per futili motivi, e che dunque fosse lui il principale bersaglio mentre il 21enne un effetto “collaterale” è improbabile da credere. L’agguato è stato compiuto in modo pulito, insomma chi ha sparato aveva di certo la lucidità per farlo e sarebbe quantomeno inconsueto ritenere che abbia operato così, a cuor leggero, trascurando quei possibili e taciti effetti che dentro la mala si dovrebbero prevedere: non si va a far casino nel territorio di chi poi, prima o dopo, ha il potere di presentarti il conto. Non per l’eventuale fine della vittima ma per il fastidio recato con l’arrivo in zona della polizia.
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Il Gazzettino