Non solo non si è pentito e ha provato a sostenere che non voleva far del male, ma ha tentato anche di giocare la carta dell'incapacità di intendere e di volere,...
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Terrore sul bus, Sy al gip: «Ho sentito le voci dei bimbi morti in mare e ho agito»
Bus dirottato a Milano, chi è l'autista Ousseynou Sy che aveva premeditato una strage
Anche per il ministro dell'Interno Matteo Salvini è bene che «non lo si faccia passare per il matto del paese». Il titolare del Viminale replica poi a Ramy Shehata, uno dei ragazzini 'eroì che aveva auspicato la concessione della cittadinanza anche a tutti i suoi compagni. «Questa - sottolinea il ministri - è una scelta che potrà fare quando verrà eletto parlamentare, per intanto la legge sulla cittadinanza va bene così com'è». La difesa del 47enne, col legale Davide Lacchini, sia nell'indagine che nel processo punterà ad ottenere una perizia psichiatrica. Sul punto è tranciante, tuttavia, la valutazione del gip Tommaso Perna, che ha convalidato l'arresto e disposto il carcere anche per sequestro di persona, incendio e resistenza, facendo notare che Sy ha iniziato a parlare di «voci» nella testa solo ieri. Non l'aveva fatto, invece, davanti al capo del pool antiterrorismo milanese Alberto Nobili e al pm Luca Poniz. «Ricorrono nella mia mente le voci dei bambini morti - ha detto al gip -. Una volta sull'autobus mi si è presentato un bambino che mi ha chiesto di direzionare l'autobus a Linate». E ha mostrato al giudice una «effige in cui è raffigurato il vicepremier Di Maio» presentata «come la foto di un bambino morto».
Una recita in contrasto con un «convincimento ideologico» ribadito con lucidità: l'Europa sfrutta l'Africa e fa morire gli africani in mare. «L'Africa sta da sola, voi state da soli e staremo bene - ha messo a verbale - perché ci sta uccidendo (...) è un genocidio (...) i bianchi ci vogliono tutti morti». Così Sy, terrorizzando 51 bambini, ha voluto intimidire una «popolazione, colpita nella sua primaria essenza vitale, ovvero i suoi figli»; ha «reagito - spiega il gip - ad un male che egli ritiene ingiusto per il suo popolo, con una sorta di rappresaglia verso un altro popolo». Lo scopo «era quello di costringere, o comunque condizionare, le politiche migratorie attualmente adottate dal Governo». Aveva cosparso il bus di benzina, aveva un coltello, un accendino ma anche una pistola (non è stata trovata), come ha raccontato un insegnante: «Ha alzato la sua maglietta mostrando una pistola inserita all'interno dei pantaloni». Prima di entrare in azione ha realizzato un video-manifesto e «ho fatto - ha rivelato - qualche telefonata alle persone "Guardate che mi farò sentire"».
Per recuperare il filmato inviato sul suo canale privato di YouTube, mai arrivato ai suoi contatti perché era troppo lungo, gli inquirenti hanno chiesto aiuto a Google, che controlla la piattaforma video.
Il Gazzettino