Terremoto, Renzi nei territori colpiti: «Emergenza sarà lunga, dovremo essere all'altezza»

Dolore, ricostruzione, credibilità, orgoglio: in queste parole si riassume la reazione di Matteo Renzi al giorno forse più difficile da quando guida il governo...

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Dolore, ricostruzione, credibilità, orgoglio: in queste parole si riassume la reazione di Matteo Renzi al giorno forse più difficile da quando guida il governo italiano. Una giornata lunga, segnata dal continuo aggravarsi del numero di vittime nei comuni colpiti dal sisma che ha devastato il centro dell'Italia. Una giornata nella quale il capo del governo vuol chiudere sul nascere ogni spazio alle polemiche. Da domani, nel Cdm delle 18, il governo metterà in campo i primi provvedimenti, a partire dalla dichiarazione di stato di emergenza per le aree colpite e dall'erogazione dei 234 milioni del Fondo per le emergenze nazionali. La giornata del premier inizia nel cuore della notte, quando giungono le prime notizie del sisma che ha distrutto Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto.


L'area colpita è vasta, va dal reatino all'ascolano: la calamità, ammette il premier, «è di grande impatto». Dopo i primi contatti con la Protezione Civile Renzi opta per inviare immediatamente nelle aree colpite il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. E, come è accaduto già nel recente scontro tra i due treni in Puglia e diversamente dalle calamità che hanno colpito nei mesi scorsi il Paese, il premier ci mette subito la faccia. Prima con una dichiarazione alla stampa da Palazzo Chigi poi recandosi nel pomeriggio ad Amatrice. «Non lasceremo nessuno da solo», promette il premier in mattinata, prima di tornare a parlare con la stampa da Rieti, dopo una riunione tecnica in prefettura. Ed è proprio lui a dare il bilancio «delle almeno 120 vite spezzate» che rende ancor più greve la tragedia dell'Italia centrale. Una tragedia in merito alla quale ora «fare polemiche non ha significato», scandisce Renzi replicando a chi gli fa notare l'alto numero di morti che, come a L'Aquila, ha segnato il sisma di questa notte. «Questo è il momento delle lacrime, della preghiera, del rispetto», sottolinea, dicendosi orgoglioso dei centinaia di soccorritori che operano sin dalla notte e che, ad Amatrice, incontra nel palazzetto dello sport adibito a centrale operativa d'emergenza. Da domani, invece, si potrà cominciare a parlare del post-sisma, aggiunge Renzi promettendo una ricostruzione «che permetta agli abitanti di ripartire, di vivere questi borghi così belli». È «una sfida di credibilità e onore», rimarca Renzi facendo intendere la volontà di non seguire l'esempio delle New Town aquilane. Esempio che, da Arquata del Tronto, la presidente della Camera Laura Boldrini boccia nettamente: «La filosofia delle New Town porta tante disfunzioni».


Domani, invece, sarà il giorno dei primi provvedimenti. Il Mef si sta muovendo per varare un decreto emergenze che sospenda i versamenti tributari e contributivi per i terremotati. Il decreto fu già messo in campo per il sisma dell'Emilia e, fanno sapere da via XX Settembre, necessita dell'individuazione dei Comuni per cui è in vigore lo stato di emergenza. Decisione che, domani, il Cdm prenderà. C'è poi la questione dei fondi per la «lunga» gestione dell'emergenza. Di certo sarà coinvolta l'Ue e il Fondo di Solidarietà che Bruxelles attiva entro 12 settimane dal disastro e che è diretto alle operazioni di emergenza: dal ripristino delle infrastrutture all'assistenza agli sfollati. Ma per la partita della ricostruzione al governo serviranno diverse, e ulteriori, centinaia di milioni.
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Il Gazzettino