Dolore, ricostruzione, credibilità, orgoglio: in queste parole si riassume la reazione di Matteo Renzi al giorno forse più difficile da quando guida il governo...
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L'area colpita è vasta, va dal reatino all'ascolano: la calamità, ammette il premier, «è di grande impatto». Dopo i primi contatti con la Protezione Civile Renzi opta per inviare immediatamente nelle aree colpite il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. E, come è accaduto già nel recente scontro tra i due treni in Puglia e diversamente dalle calamità che hanno colpito nei mesi scorsi il Paese, il premier ci mette subito la faccia. Prima con una dichiarazione alla stampa da Palazzo Chigi poi recandosi nel pomeriggio ad Amatrice. «Non lasceremo nessuno da solo», promette il premier in mattinata, prima di tornare a parlare con la stampa da Rieti, dopo una riunione tecnica in prefettura. Ed è proprio lui a dare il bilancio «delle almeno 120 vite spezzate» che rende ancor più greve la tragedia dell'Italia centrale. Una tragedia in merito alla quale ora «fare polemiche non ha significato», scandisce Renzi replicando a chi gli fa notare l'alto numero di morti che, come a L'Aquila, ha segnato il sisma di questa notte. «Questo è il momento delle lacrime, della preghiera, del rispetto», sottolinea, dicendosi orgoglioso dei centinaia di soccorritori che operano sin dalla notte e che, ad Amatrice, incontra nel palazzetto dello sport adibito a centrale operativa d'emergenza. Da domani, invece, si potrà cominciare a parlare del post-sisma, aggiunge Renzi promettendo una ricostruzione «che permetta agli abitanti di ripartire, di vivere questi borghi così belli». È «una sfida di credibilità e onore», rimarca Renzi facendo intendere la volontà di non seguire l'esempio delle New Town aquilane. Esempio che, da Arquata del Tronto, la presidente della Camera Laura Boldrini boccia nettamente: «La filosofia delle New Town porta tante disfunzioni».
Domani, invece, sarà il giorno dei primi provvedimenti.
Il Gazzettino