Sarà perché incombe lo spettro del referendum o, peggio ancora, il verdetto dell'Avvocatura dello Stato, ma sta di fatto che avanza un piano B per la...
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Tav, Salvini: se non c'è accordo politico allora referendum
I DETTAGLI
Un piano che, secondo fonti governative interpellate dal Messaggero, potrebbe far risparmiare fino a 1,5 miliardi di euro, riducendo i costi di alcuni interventi e spalmando nel tempo la spesa complessiva. Insomma, correttivi che consentano comunque di rispettare gli impegni assunti con Francia ed Europa. Per chiudere così il cerchio senza ulteriori traumi, ovvero la cancellazione di migliaia di posti di lavoro e di decine di appalti. Anche perché, come accennato, bloccare la Tav costerebbe fino a 3,4 miliardi (tra rescissione dei contratti, appalti già avviati, ripristino degli scavi, penali varie).
Un buco gigantesco nei conti pubblici che l'Avvocatura dello Stato, investita del problema dal ministero dei Trasporti, non potrebbe non far rilevare, a prescindere dalla valutazione negativa della commissione tecnica costi-benefici voluta dal Mit e presieduta da un No-Tav dichiarato. Meglio quindi andare avanti, magari ammodernando alcuni tratti della cosiddetta «linea storica» che collega Torino a Lione. «Molte cose possono essere riviste, a patto che l'alta velocità si faccia e si faccia rapidamente», ha spiegato il viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, strenuo fautore di una mediazione.
LA TRATTA
Sulla tratta internazionale potrebbe essere invece ridimensionata la stazione di Susa, risparmiando circa 200 milioni. Un modo per far contenti gli oppositori della Tav che considerano la stazione una «inutile cattedrale nel deserto». Per di più la cancellazione del progetto dell'archistar Kengo Kuma non troverebbe alcuna obiezione da parte di Parigi.E poi c'è la tratta nazionale, quella che da Bussoleno porta verso Torino con una galleria che corre sotto la collina morenica: «Se la eliminassimo dice sempre Rixi avremo risparmi per 1,4 miliardi di euro». Più che eliminarla, spiegano altre fonti governative, si potrebbe rimandare di un paio d'anni la costruzione. Anche in questo caso sarà necessario affrontare il tema delle ripercussioni ambientali visto che la galleria avrebbe avuto un impatto davvero basso rispetto all'allargamento delle linea esistente.
I DETTAGLI
Ma una Tav a prezzo scontato permetterebbe al Movimento 5 Stelle di sostenere di aver risparmiato soldi, sottraendoli ad un'opera giudicata faraonica e inutile, per darli ai cittadini. O per distribuirli sul territorio e su altre infrastrutture. Peccato però che l'ala dura dei grillini, quella che non accetta negoziati, non abbia mai posto il problema dei soldi, ma quello dell'ambiente e del territorio.
Rimane quindi il problema del tunnel di base, finanziato dalla Ue con 3 miliardi di euro e che la Francia ha già fatto sapere di non voler toccare. E che quindi resterà, essendo il pilastro fondamentale della tratta ferroviaria. La Torino-Lione è infatti per l'89% in galleria: di questi 57 chilometri ben 45 sono in territorio francese e 12,5 sul lato italiano. Quanto costerebbe all'Italia ritirarsi è noto. Fino a 3,4 miliardi contro i 3 miliardi della soluzione low cost. Meglio il piano B. No Tav permettendo.
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Il Gazzettino