Sparò e uccise il suocero che era accusato di aver abusato della nipotina, la sua figlioletta: oggi è stato condannato a vent'anni di carcere, con rito...
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Entrambi erano accusati di omicidio volontario premeditato e il pm aveva chiesto due ergastoli. Il gup Aurelio Barazzetta ha riconosciuto al 35enne le attenuanti equivalenti alle aggravanti, ovvero la premeditazione e la recidiva reiterata per altri reati. Il suo complice, invece, era incensurato. Le motivazioni del processo abbreviato, con lo sconto di un terzo sulla pena, saranno depositate tra 60 giorni.
L'OMICIDIO A FEBBRAIO L'omicidio è avvenuto lo scorso 25 febbraio in un parco giochi a Rozzano, nel milanese, nei pressi del supermercato Il Gigante. Quel giorno, intanto, al Palazzo di Giustizia di Milano, si era da poco concluso un incidente probatorio nel quale la bimba di otto anni aveva parlato degli abusi che avrebbe subito dal nonno. E in quell'occasione, davanti al giudice e alla madre della piccola, ossia la figlia del 63enne ucciso, era arrivata, in sostanza, la conferma dei racconti già resi dalla bambina alla polizia.
Poco prima della fine dell'audizione protetta, la madre aveva ricevuto un messaggio dall'ex compagno: «Dov'è la bambina?». Secondo l'accusa, l'uomo voleva in questo modo assicurarsi che la piccola non si trovasse nei dintorni del luogo dell'omicidio che sarebbe avvenuto di lì a poco. Il pm Monica Di Marco aveva chiesto la condanna all'ergastolo sia per il killer che sparò 4 colpi contro l'anziano, uccidendolo, sia per l'amico che lo accompagnò in motorino, considerato suo complice.
LEGALE EX COMPAGNA: ATTENDIAMO MOTIVAZIONI «Aspettiamo le motivazioni sulla concessione delle attenuanti generiche che sono state considerate equivalenti all'aggravante della premeditazione, che comunque è stata riconosciuta.
Il giorno dell'omicidio l'ex compagna del killer era in Tribunale a Milano insieme alla bambina che stava raccontando, in audizione protetta davanti ad un gip, gli abusi subiti dal nonno. «La mia assistita aveva già intrapreso un'altra via nei confronti di suo padre, quella della giustizia, e non della vendetta», ha chiarito il legale.
I giudici hanno riconosciuto 1 euro di risarcimento simbolico come chiesto dalla donna. «Si è costituita parte civile per fare sentire la sua voce, e ha chiesto solo una cifra irrisoria appunto perché nessuno pensasse che volesse approfittarsi economicamente della situazione. Eppure in tanti hanno condannato questo suo gesto, sui social e non solo», ha spiegato l'avvocato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino